L’EDITORIALE

Le emergenze e il cinismo della politica

Chi pensa ancora, e vuol farci credere, che si possano sfruttare i terremoti per rilanciare l’economia grazie all’ennesima colata di cemento (spesso farlocco) o è uno sprovveduto o è in malafede. Tutto questo è, in fondo, il cinismo della politica dell’apparire, del creare consenso per il consenso, quella che – grazie a soldi mandati in giro senza troppi lacci e lacciuoli – preferisce beatificarsi con la risoluzione di emergenze apparentemente inevitabili

Il cemento, si sa, entusiasma una certa politica che finisce per esserne complice e succube al tempo stesso. Quasi ovunque e soprattutto a Salerno dove, da oltre vent’anni, calce e cazzuola la fanno da padrone: gru e impalcature piacciono da morire, anche quando (molto spesso) producono opere incompiute, abusi o case che resteranno vuote. Qui da tempo il Comune è subalterno e ancor oggi il secondo cittadino, sotto dettatura del Capo dei capi, continua a ipotizzare piani urbanistici con altro cemento inutile in una città che si spopola e che di cantieri avrebbe bisogno solo per risanare un gran numero di strutture fatiscenti. Tutto questo in una città che peraltro ha già assistito alla svendita di beni pubblici più che redditizi (Centrale del latte) per finanziare brutte opere utili solo ai privati.

leggi anche: Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, a destra di profilo con il premier Matteo Renzi Salerno, il Capo dei capi e le regole da aggirare È inutile, non ce la fa perché è più forte di lui. Non gli basta essere il Capo dei capi e aver interpretato il voto come una cambiale in bianco che trasforma un governante in un comandante; non gli basta affidare la città che prima gestiva da sindaco a un secondo cittadino al quale inviare ordini via tv; non gli basta svuotare un insignificante Partito democratico salernitano e trasformarlo in Partito deluchiano. Non ce la fa perché il presidente della Regione odia le regole, a parte quelle che stabilisce lui

Insomma, che ha dato il peggio e che il peggio vuol continuare a dare illudendo i più – grazie all’immancabile opera della disinformatja – che è quella la cosa buona e giusta.

Da queste parti va così e in molte altre zone Italia l’andazzo non è molto diverso. In tempi normali e ancor di più dopo le grandi calamità naturali. Un vero e proprio scempio del buon senso e dei nostri soldi, di fronte al quale va detto semplicemente che non ci possono essere terze vie: chi pensa ancora che si possano sfruttare i terremoti per rilanciare l’economia grazie all’ennesima colata di cemento (spesso farlocco) o è uno sprovveduto o è in malafede. Certo, stavolta non ci sono alternative, visto che nelle terre fra Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria in piedi c’è rimasto ben poco. Ma solo perché in passato, e non solo da quelle parti, si sono sperperati soldi senza ricostruire in sicurezza: nel Salernitano, grazie a uno scandalo lungo 36 anni, si sa bene cosa vuol dire piangere morti per un terremoto (nel 1980 in provincia le vittime furono 674) e assistere alla dispersione di denari in pratiche clientelari. Pratiche delle quali sono ben chiare le logiche di un uso criminale della politica e un po’ meno le latitanze di una magistratura che ha lasciato correre. I reati di falso e di abuso all’epoca si sono sprecati, specie per quelle montagne di soldi (nostri, di chi paga le tasse, non caduti dal cielo) spediti in territori che di danni non ne avevano avuti o li avevano avuti in modo assolutamente marginale.

Il risultato è che adesso, quasi 40 anni dopo, se un terremoto della forza di quello del 1980 tornasse a colpire in provincia di Salerno avremmo ancora ben 150mila abitazioni non sicure, con dentro 900mila cittadini che non avrebbero alcuna certezza che quelle mura siano in grado di reggere il colpo.

leggi anche: Il presidente della Regione Campania. Vincenzo De Luca I soldi di tutti e le mance per gli amici Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana si delinea sempre più chiaro (e non tanto limpido, per la verità) il sistema di potere che da queste parti da anni alimenta se stesso. Una vera e propria macchina del consenso armata di disinformatja e fumi dissuasori e illusori. Basta far capire che chi è dalla parte giusta ha da guadagnare e che gli altri si arrangino...

Per mettere in sicurezza queste case servirebbe un miliardo e 270 milioni, un’inezia rispetto al flusso di denaro finora speso malissimo, sprecato. Ed ecco perché, di fronte a tali numeri e considerazioni, anche un bambino di quinta elementare capirebbe quale sarebbe la strada da seguire. In Campania e non solo: con tutti i soldi che si sono spesi, spesso male, avremmo messo da tempo in sicurezza la stragrande maggioranza dei fabbricati che hanno dei problemi. Lo ha spiegato molto bene, grazie a numeri e calcoli documentati, il presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, il salernitano Armando Zambrano. Lo ha fatto giovedì, in uno studio televisivo, quello del “Porta a porta” di Bruno Vespa, di fronte al conduttore che aveva già messo in moto la macchina del ricalcolo del Prodotto interno lordo, senza pensare, ad esempio e non solo, alle conseguenti speculazioni intorno a un flusso di denaro che si ha fretta di spendere e che, dunque, può finire meglio del solito fuori dai controlli di legalità. Insomma, in qualche lavatrice di denaro maleodorante.

Lo stesso Zambrano, proprio su questo giornale, ha specificato meglio la portata di tali affermazioni. E in sostanza non ha fatto altro che rafforzare il concetto espresso nel nostro titolo di prima pagina di venerdì: “Non doveva morire nessuno”, un doloroso richiamo alla realtà in un momento di doverosa commozione, di lutto, di solidarietà. Doloroso ancor più della disperazione del momento, perché faceva ben comprendere come tanti, troppi morti, questo paese li abbia dovuti piangere in nome e per conto di scelte politiche criminali, di arrendevolezza di fronte alla voracità di imprenditori senza scrupoli che su queste disgrazie campano, anzi prosperano.

In Italia, per fortuna, non è sempre andata così. In Friuli, ad esempio, in dieci anni, dopo il devastante terremoto del 1976, sono riusciti a ricostruire pietra su pietra e con nuovi criteri tutte le case di tutti i paesi devastati dalle scosse. E adesso un terremoto come quello del Centro Italia da quelle parti potrebbe fare solo qualche morto d’infarto, per la paura, certo non per i crolli. Così come accade in Giappone dove terremoti della magnitudo di quello del Centro Italia finiscono nelle parti marginali delle cronache.

leggi anche: Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, e il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli Salerno: il re sole e il secondo cittadino È uno strano Palazzo, quello del Comune di Salerno, dove si esercita un potere per conto terzi, dove chi c’era prima continua a fare il sindaco e il suo successore non è un primo ma un secondo cittadino. È la concezione proprietaria del potere che fa interpretare il consenso come una cambiale in bianco. E tutto questo al vecchio sindaco piace da matti

Per questo, sul giornale di venerdì, ho fatto quel titolo in prima pagina sui morti che non dovevano esserci. Soprattutto per far ben capire che quelle vittime le ha sulla coscienza un pessimo modo di intendere la pubblica amministrazione. Lo stesso che teorizza l’inutilità dei controlli, che anzi li considera un ostacolo a quello che viene presentato (grazie alla disinformatja) come buon governo del territorio e che invece è solo malapolitica che sostituisce lo Stato dei favori (agli amici) allo Stato di diritto.

Di fronte a tutto questo dovrebbe essere inammissibile il solo pensare di poter governare al motto di “arricchitevi”, peraltro preso alla lettera solo dai soliti noti mentre gli altri restano più poveri di prima. Quella che ci ha portato fino a qui è la politica che permette che ci siano ancora 150mila case non sicure e che promette miliardi (quattro) per fare propaganda elettorale su un territorio che avrebbe bisogno di qualche fatto (vero) in più e di qualche mania di grandezza in meno.

Tutto questo è, in fondo, il cinismo della politica dell’apparire, del creare consenso per il consenso, quella che – grazie a soldi mandati in giro senza troppi lacci e lacciuoli – preferisce beatificarsi con la risoluzione di emergenze apparentemente inevitabili. Apparentemente, appunto. Perché, come abbiamo visto, i fatti e le cifre raccontano qualcosa di molto diverso.

twitter: @s_tamburini

©RIPRODUZIONE RISERVATA