Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, a destra di profilo con il premier Matteo Renzi

L’EDITORIALE

Salerno, il Capo dei capi e le regole da aggirare

È inutile, non ce la fa perché è più forte di lui. Non gli basta essere il Capo dei capi e aver interpretato il voto come una cambiale in bianco che trasforma un governante in un comandante; non gli basta affidare la città che prima gestiva da sindaco a un secondo cittadino al quale inviare ordini via tv; non gli basta svuotare un insignificante Partito democratico salernitano e trasformarlo in Partito deluchiano. Non ce la fa perché il presidente della Regione odia le regole, a parte quelle che stabilisce lui

È inutile, non ce la fa perché è più forte di lui. Non gli basta essere il Capo dei capi e aver interpretato il voto come una cambiale in bianco che trasforma un governante in un comandante; non gli basta affidare la città che prima gestiva da sindaco a un secondo cittadino al quale inviare ordini via tv e da far controllare dal figlio secondogenito nominato superassessore; non gli basta svuotare un insignificante Partito democratico salernitano e trasformarlo in Partito deluchiano.

Non ce la fa perché il presidente della Regione odia le regole, a parte quelle che stabilisce lui. Specie se servono ad aggirare discussioni, dibattiti, approfondimenti, chiarimenti e spiegazioni.

Così, in ordine sparso, suggerisce al secondo cittadino di ignorare una sentenza della giustizia amministrativa che tiene bloccati i lavori del cantiere di piazza della Libertà, una specie di monumento allo spreco di denaro pubblico. E negli anni dimostra disprezzo per tutto ciò che è controllo dell’operato dei pubblici amministratori.

La sua, si sa, è un’idea proprietaria della politica, quella che traccia una linea netta, dove amici e nemici vanno ben distinti al momento di fare le scelte e distribuire prebende. Chi si oppone rischia di essere schiacciato e inserito nella lista dell’oblio perenne.

leggi anche: Il presidente della Regione Campania. Vincenzo De Luca I soldi di tutti e le mance per gli amici Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana si delinea sempre più chiaro (e non tanto limpido, per la verità) il sistema di potere che da queste parti da anni alimenta se stesso. Una vera e propria macchina del consenso armata di disinformatja e fumi dissuasori e illusori. Basta far capire che chi è dalla parte giusta ha da guadagnare e che gli altri si arrangino...

E in questo modo di agire si innesta anche il recente aggiramento del commissariamento della sanità campana. Commissariamento scattato grazie a deficit pesantissimi che risalgono – va detto – a chi c’era prima. Lo fa nominando, abusivamente, i direttori generali delle Asl utilizzando una legge regionale che è in contrasto con quella nazionale. Gli uomini della personale (del Capo) disinformatja, pagati con denaro pubblico, qui si superano e fanno credere che è tutto bello e immenso, che ci sono traguardi intermedi da raggiungere e chi non li supera andrà a casa. Insomma, si mostrano i muscoli come ai tempi delle sceriffate anti-ambulanti abusivi. Tutte cose che impressionano quelli che non hanno modo di approfondire. In realtà è semplice aria fritta, propaganda, per nascondere l’ennesima forzatura. All’apparenza anche innocua per quelli che credono ciecamente a ciò che ordina e fa il Capo. Invece la storia è pesante: dai partiti che lo sostengono in Regione si fa votare (lui dispone, gli altri eseguono) una leggina che gli conferisce pieni poteri per aggirare meritocrazia e trasparenza e nominare chi vuole. Qui, sia ben chiaro, non sono in discussione i singoli prescelti in quanto tali. È in discussione il come, l’assolutismo di questo re sole del terzo millennio. È il voler avere a tutti i costi le mani libere facendo credere che sono le regole gli ostacoli alla buona amministrazione.

leggi anche: Il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, e il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli Salerno: il re sole e il secondo cittadino È uno strano Palazzo, quello del Comune di Salerno, dove si esercita un potere per conto terzi, dove chi c’era prima continua a fare il sindaco e il suo successore non è un primo ma un secondo cittadino. È la concezione proprietaria del potere che fa interpretare il consenso come una cambiale in bianco. E tutto questo al vecchio sindaco piace da matti

La legge sulle Asl, quella vera, la fa il governo due mesi dopo le nomine del Capo dei capi e ovviamente qui qualche paletto sui criteri di scelta viene messo. Purtroppo non siamo più in un Paese normale, perché in politica ormai valgono logiche in voga solo nelle logge più segrete della massoneria: cioè a un amico non si dice mai di no. E così né il segretario nazionale del Pd né il presidente del Consiglio, che poi sono la stessa persona, hanno da dire sulla legge campana. Né prima né soprattutto dopo l’approvazione della legge nazionale. La risposta, degna di una repubblica sudamericana, arriva dal ministero della Salute: in sostanza ci dice che la Campania (poi, ma come sarebbe a dire poi?) adeguerà la propria legge a quella nazionale. E nel frattempo, le nomine fatte fuori dalle regole sono valide? Il Capo dei capi dovrà farne di nuove magari ricalcando quelle vecchie? In pratica adeguando la legge alle nomine. E non il contrario.

Insomma, l’ennesimo atto di arroganza vestito da cosa buona e giusta. Molto più che un abuso. Già, gli abusi, ormai quasi una regola: prendete quelli edilizi, combattuti solo a parole e protetti da “distinguo” che fanno il gioco dei consumatori di suolo e di pubbliche risorse.

Su questo e su molte altre cose di primaria importanza, a partire dai temi del lavoro, la politica del Capo dei capi è silente o quasi. Il potere che alimenta il potere per il potere non ha tempo da perdere con cose che possono comportare rischi di insuccesso. Senza voler entrare nel merito del falso mito costruito sull’altrettanto tremebonda immagine di Salerno città europea (avremo tempo e modo) c’è una vicenda ben poco edificante che è espressione di un comportamento certo non episodico. È quella della morte di un operaio in un cantiere edile di via Allende a Salerno, alla quale è seguita un’opera di depistaggio da parte di imprenditori anche loro poco avvezzi alle regole. Dà l’idea di un modo di fare, purtroppo non isolato, che ormai da anni si respira intorno a tutto ciò che sa di calce e cazzuola. Più o meno da quando anni addietro l’allora sindaco, che già era Capo dei capi, lanciò un messaggio agli imprenditori: «Arricchitevi».

I soliti pochi lo hanno preso in parola, tutti gli altri sono lì ad arrangiarsi con prospettive ben poco allegre. E al Capo dei capi, purtroppo, va bene così.

twitter: @s_tamburini

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