Il grande ex

«Salerno è nel mio cuore, grazie per gli applausi»

Grande accoglienza per Rino Gattuso allenatore del Pisa: «Questa società mi è rimasta dentro». Soddisfatto per il punto, replica al ds granata: «Possiamo giocare solo così»

SALERNO. La curva Sud ha chiamato “Rino” e Gattuso le ha risposto andandole incontro a fine partita da leader, a testa alta, mettendo la mano sul cuore, come nei giorni dell’epopea granata. Otto mesi (di fuoco e fiamme) con la maglia della Salernitana, da “guerriero” della squadra che meritava di restare in serie A nel ’99, sono un ricordo bello e sempre vivo nella memoria collettiva. Tra Gattuso e Salerno è stato amore vero e l’abbraccio di ieri con il popolo granata ha riportato il vecchio mediano indietro nel tempo. Dopo aver trascorso la notte a pochi passi dall’Arechi, di stanza all’Hotel Mediterranea quartier generale del suo Pisa, “Ringhio” è entrato nello stadio della sua giovinezza a testa bassa e bevendo un sorso d’acqua minerale, come gli capitava spesso quando doveva prepararsi alla battaglia calcistica, compresa quella epica, a spallate, che ingaggiò con Edgar Davids della Juventus.

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A Salerno sarà sempre uno di casa, un beniamino, uno del popolo. Infatti è sbucato dal tunnel e ha fatto il pieno di applausi: non proprio ai livelli di Roberto Breda, ma molto vicino. La curva Sud l’ha accolto come un ex che non sarà mai ex, ha intonato più volte il coro scandendo il suo nome e cognome. Al coro si sono uniti tutti i settori dello stadio, per destinargli ancora applausi a scena aperta. Visibilmente emozionato, Gattuso ha alzato più volte le mani, riconoscente. «È un bravo allenatore, un amico», aveva detto alla vigilia l’allenatore della Salernitana, Beppe Sannino. Infatti l’ha atteso davanti alla propria panchina, ha fatto gli onori di casa, l’ha abbracciato e gli ha stretto la mano, invitandolo a godersi il tributo popolare prima e dopo la gara pareggiata, come aveva fatto la settimana scorsa con Roberto Breda. Il viaggio di Gattuso nei suoi dolci ricordi era cominciato venerdì pomeriggio al Centro Sportivo Terzo Tempo di San Mango Piemonte.

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Accolto da Roy Pagano, vecchio ultras dei Granata South Force, Gattuso aveva salutato i bambini della scuola calcio uno alla volta, poi aveva firmato centinaia di autografi. Al termine della rifinitura, pura la sorpresa di una telefonata con Ciccio Rocco, vecchio leader della curva Sud. Prima del congedo da San Mango, foto ricordo a metà campo con l’amico Roy e con Giuseppe Pisani, ex calciatore della Salernitana, ora collaboratore di “Terzo Tempo”. I ricordi condizionano anche il post partita di Gattuso, lui va indietro di 17 anni: «Quando entravo all’Arechi mi sentivo un leone, anche se già lo ero di mio. È stato un peccato retrocedere a 39 punti, mai successo. La Salernitana mi è rimasta dentro. Sono stato forse quello che ha guadagnato di più nella storia granata ma vi ho fatto anche guadagnare tanto». Gattuso dei giorni nostri, invece, è un allenatore di una squadra che lotta contro tutto e tutti.

«Abbiamo fatto la nostra partita – dice il tecnico del Pisa – dobbiamo giocare con l’elmetto, abbiamo tanti problemi, non abbiamo fatto la preparazione e dobbiamo stare dietro la linea della palla. Ha ragione Fabiani, ma potevamo anche vincere con qualche contropiede, poi abbiamo perso brillantezza e gli appoggi. Sapevamo che loro della Salernitana volevano vincerla, dopo pochi minuti si sono messi con la difesa a tre e poi si sono rimessi con il 4-4-2. La Salernitana ha tanta qualità, poi la bravura è mettere tutti in campo e avere l’equilibrio che tante volte oggi è mancato ai nostri avversari. Non so dire se il gol di Donnarumma fosse più o meno gol, di sicuro è uno scandalo che in serie B non ci siano le telecamere come in serie A».

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