Luca Galdi, dal precariato alla city delle opportunità

«Avevo bisogno di nuovi stimoli, in Italia l’ambizione giovanile è spesso frenata»

«La cosa che fa più male è che la nostra generazione è costretta a costruirsi il proprio futuro lontano da casa. Gli italiani valgono tantissimo, all’estero hanno una marcia in più e il motivo è semplice: viene data loro un’opportunità». Netta l’analisi del salernitano Luca Galdi, project director di Sagitter Training, società specializzata nell’organizzazione e gestione di progetti europei di formazione con sede a Londra. «Anche a Salerno conosco tanti giovani validi che si danno un gran da fare e meriterebbero le occasioni che fuori dallo Stivale sono più semplici da cogliere. Fino ai venticinque anni – aggiunge – ho sempre dato tutto me stesso per realizzarmi nella mia città, cercando di sviluppare idee nuove. Ad un certo punto, tuttavia, ho sentito il bisogno di cambiare: avevo bisogno di un posto che mi desse la possibilità di esprimermi professionalmente».

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Generazione Erasmus. Le parole del trentenne Luca Galdi incarnano alla perfezione le aspirazioni e le frustrazioni della cosiddetta “generazione Erasmus”, quella dei giovani nati tra gli anni’80 e ’90. Una generazione generosa, poliglotta, che si è dannata l’anima per trovare un posto nel mondo ma ha visto tradite le sue aspettative, mirabilmente raccontata dai fumetti di Zerocalcare. «A differenza dei nostri nonni, però, noi siamo partiti con gli aerei, valigie comode e una situazione economica totalmente diversa».

Le esperienze salernitane. A Salerno Luca è sempre stato impegnato in molteplici attività. «Durante l’estate, per anni, ho fatto l’animatore nei villaggi turistici, ho recitato presso la compagnia teatrale di Gaetano Stella, sono stato organizzatore di serate a tema nei locali e persino allenatore di scuola calcio. La mia principale occupazione nel mio periodo salernitano, tuttavia, è stata il giornalismo – racconta Luca – Ho cominciato appena diciannovenne al “Salernitano”, per poi lavorare in redazione a “Metropolis”. Una scuola di vita importante, con i miei colleghi si è creato un rapporto stupendo: i “ragazzi del giornale” per me resteranno sempre una famiglia. Eppure, dal punto di vista lavorativo, avevo bisogno di nuovi stimoli. Nel nostro paese, purtroppo, l’ambizione giovanile viene spesso frenata, vista quasi come un nemico da combattere».

La svolta. Nel 2012 Luca è stato selezionato per uno stage di quattro mesi presso Sagitter One, un’azienda che si occupa di consulenza nel settore della ristorazione. Dopo circa un anno è diventato project director di Sagitter Training, ruolo che riveste tuttora. «Lavoriamo con programmi europei quali Erasmus Plus, Pon, Por e Alternanza scuola lavoro – spiega – principalmente nel settore scolastico e post universitario. Nel nostro staff ci sono tanti italiani che, come me, hanno cercato e trovato fortuna al di fuori della penisola: l’età media è di 27 anni. Qui non avverti quel muro generazionale, tipicamente nostrano, che divide socialmente giovani e persone più mature».

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Londra. Il passaggio da una cittadina come Salerno alla metropoli inglese è stato assorbito bene. «A Londra c’è tutto il meglio che si possa desiderare,dallo sport al teatro, passando per i concerti e la ristorazione. Non ti annoi mai, peccato per il freddo e il cielo perennemente grigio. Dal punto di vista sociale, poi, Londra, è una città che non ti giudica. Ci sono persone provenienti da tutto il mondo, conosci storie incredibili e ti confronti con culture di ogni tipo. Davvero fantastico». Altra peculiarità londinese, l’efficienza dei servizi pubblici. «Qui comprendi come dovrebbe funzionare una città europea: con la normalità. Dovrebbe essere abituale il fatto che i treni arrivino in orario, i bus passino con regolarità e che i passeggeri paghino il biglietto. Inoltre, c’è un approccio alla tecnologia, anche da parte delle persone anziane, totalmente diverso».

Italiani a Londra. La comunità italiana a Londra è enorme e legatissima (più di 250mila secondo l’Anagrafe italiani residenti all’estero), un punto di riferimento per i nuovi arrivati. »Tra connazionali ci riuniamo spesso nelle pizzerie italiane presenti in città. Qui mi sono reso conto di quanto noi abbiamo a cuore la politica – osserva Luca – Da questo punto di vista gli inglesi sono totalmente all’opposto. Inoltre, è difficile comprendere le persone che tagliano gli spaghetti o mettono il formaggio sulle vongole» aggiunge con una risata.

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La Brexit.Il risultato del referendum che ha decretato l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea è stato un duro colpo per i cittadini comunitari residenti tra le isole britanniche. «Non nascondo che la vittoria del “leave” sia stata per noi un vero e proprio shock emotivo. Quel giorno – confessa Galdi è stato molto triste, l’indomani vedevo persone realmente impaurite e spaesate. A Londra sono nate famiglie, amori, carriere; capire cosa succederà adesso è un mistero. Non bisogna poi trascurare gli ingenti danni economici subiti, basti pensare ad esempio al crollo della sterlina».

La proposta. Luca Galdi conclude con un invito rivolto al mondo dell’istruzione. «Credo che un’esperienza all’estero debba essere obbligatoria all’interno del percorso scolastico e formativo di una persona. Misurarsi in un ambiente multilinguistico e multiculturale ti apre la mente, facendoti vedere le cose con un occhio diverso». Alberto Gentile

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(Le storie di Roberto Paciullo, Caterina Vernieri, Dario Socci e Giacomo Vezzo sono state pubblicate, rispettivamente il 14, il 20 , il 27 novembre e il 5 dicembre)