L'ex granata

Gattuso cuore della curva «La Sud? Il mio doping...»

Nel ’98 fu ingaggiato dal presidente Aliberti che lo riportò in Italia dalla Scozia. Venticinque presenze nella stagione della A: «Non dovevamo retrocedere»

SALERNO. Tutto è iniziato il 9 ottobre 1998. A Cremona l’Italia under 21 giocava contro la Svizzera una gara valida per le qualificazioni all’Europeo del 2000. Erano gli azzurrini di Marco Tardelli, quelli di Andrea Pirlo e Gianluca Zambrotta. Quella sera a Cremona, in tribuna, erano seduti anche il presidente della Salernitana neopromossa in A Aniello Aliberti, il ds Giuseppe Pavone e l’allenatore Delio Rossi. L’Italia vinse 1-0 grazie al primo gol con l’under 21 di Pirlo, ma gli azzurrini furono costretti a giocare 30’ in dieci perché l’autore dello splendido assist che ha portato al gol fu espulso per doppia ammonizione.

Al termine della partita i due dirigenti granata avvicinarono quel calciatore, per proporgli un trasferimento in granata. È iniziata il 9 ottobre 1998 la storia tra la Salernitana e Gennaro Gattuso. Il centrocampista che poi sarebbe diventato campione del mondo, allora aveva solo 20 anni e già le idee chiare. «Presidente riportami in Italia, ci parlo io con lui». Subito schietto, diretto, dando già del tu. Lui era il numero uno dei Glasgow Rangers, squadra che deteneva il cartellino di Gattuso. Il presidente, uomo molto facoltoso, era un ostacolo difficile da sormontare: l’impegno della Salernitana e la volontà del calciatore fecero la differenza. E così Gattuso indossò il cavalluccio per 25 partite. L’inizio dell’avventura non fu facile. L’attuale allenatore del Pisa arrivò a Salerno con la compagna Monica e l’unico punto di riferimento era Vittorio Tosto.

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Lo storico terzino accompagnò il giovane Gattuso in giro per la città, da autentico Cicerone. Qualche settimana per ambientarsi, poi l’esplosione.

Quella fetta di campionato non bastò alla Salernitana per ottenere la salvezza, ma fece comunque la fortuna di Ringhio. Otto mesi per innamorarsi di Salerno e della Salernitana. «Anche se i primi tempi ingrassai di due chili perché c’era la mozzarella ovunque», ha detto recentemente ricordando l’esperienza del 1998. Il suo carattere e il suo modo di giocare ne fecero uno dei beniamini della Curva Sud: storica la sua amicizia con il capo ultras Ciccio Rocco. Nell’estate del 1999 il team manager della Salernitana Ruben Buriani lo consigliò al Milan: valige pronte, saluti e arrivederci. Che si trasformò subito in un addio. Mai da quel Piacenza-Salernitana Gattuso ha più rivisto il granata in campo. Il suo ritorno a Salerno fu in grande stile. 12 maggio 2015, festa promozione per la vittoria del campionato di Lega Pro. Gattuso sale sul palco allestito al Vestuti ed è subito ovazione. «Per me è troppo essere accolto così – le sue parole – ho giocato solo per pochi mesi con questa maglia, altri hanno fatto la storia di questo club. La Salernitana mi ha dato la possibilità di giocare in A, è più di una squadra di calcio, è una fede. L’Arechi era il mio doping». E la conclusione, per riscaldare (se mai ce ne fosse stato bisogno) ancora di più gli animi: «Forza Salernitana, sempre». Quest’anno, in occasione di Entella-Pisa, l’incontro con Roberto Breda. E l’omaggio, in diretta tv: «Saluto il mio storico capitano».

Nel cuore di Gattuso batte anche il granata e per la prima volta nella sua carriera, Ringhio sabato affronterà la Salernitana. Mai in campo da ex da calciatore, prima volta da allenatore. Anche se quest’anno un precedente tra Salernitana e Pisa c’è già: Coppa Italia, vittoria dei toscani ai rigori. Gattuso, però, non era in panchina: erano i giorni del caos societario che ha sconvolto l’estate nerazzurra. Sabato all’Arechi va in scena una storica prima volta. E anche uno come Gennaro Gattuso sarà ancora capace di emozionarsi, all’ingresso in campo. Lo attende un’ovazione, perché bastano 25 partite per diventare beniamini della Sud.

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