le band salernitane

Suoni, ritmi e danze della tradizione: i Sette Bocche

La compagnia e una musica che affonda le radici nella terra. Il ballo come momento liberatorio dopo una giornata di lavoro

SALERNO. Musica come affermazione di identità che affonda le radici nella terra da cui fuoriesce spontanea: dalla sorgente della musica popolare nasce il percorso delle Sette Bocche, ma corre lontano, lungo il flusso delle emozioni che si libera dai ritmi che scandiscono i canti. C’è tutto il canovaccio di danze della nostra tradizione popolare, nel repertorio della compagnia Sette Bocche che da circa dieci anni procede lungo un duplice di sentiero di sintesi e ricerca.

leggi anche: Vietati panni stesi e battitura dei tappeti a Capaccio Capaccio, il Comune lavora ad un nuovo regolamento Messi al bando anche i pozzi neri e le aziende pericolose

La cultura della bocca e dell’orecchio, la tradizione orale, è arrivata ai nostri giorni certamente trasformata e sembra destinata a una metamorfosi perenne; le Sette Bocche portano avanti un lavoro che esplora la vasta area della nostra provincia, ma non si limitano a riprodurne i reperti, bensì ad essi ne aggiungono di nuovi. Resta immutato tutto il formulario metrico, scandito da tamburelli e tammorre, funzionale ad esprimere determinati concetti. «Abbiamo provato a giocare con le parole, all'uso antico», spiega Angelo Plaitano, voce del gruppo. In questi dieci anni, la compagnia è stata invitata spesso a suonare anche oltre i confini nazionali. «Lavoriamo sulle emozioni – aggiunge Plaitano – sul sentimento, quelli sono comuni a tutti. Abbiamo suonato anche per dei giapponesi, la tarantella è trasversale, piace a tutti».

Nella tradizione popolare, la comprensione di un canto richiede la conoscenza del contesto in cui nasce ed è questo a guidare il linguaggio di Plaitano e compagni: «Se non amiamo le nostre radici non possiamo amare gli altri – spiegano – il mondo è di tutti dobbiamo conoscerlo per amarlo veramente». Il mondo contadino, poi, è come un albero con grandi e profonde radici, che ha generato un'immensità di frutti. Non c’è un approccio ortodosso alle musiche e ognuno dei componenti del combo porta con se un background differente; c'è chi proviene dal metal e chi ha studiato al conservatorio. Divertirsi suonando è la formula chiave e lo si capisce assistendo alle loro performance dal vivo a cui il pubblico partecipa, danzando su passi strettamente connessi ai canti, come spiega Daniela Dentato, voce e danzatrice della compagnia: «Chi canta è legato a chi suona in un intreccio indissolubile. C’è armonia tra gli elementi che partecipano alla sonata».

Siamo ormai abituati a concepire la musica come attività svincolata dalle attività dell'uomo, mentre c'è una infinita gamma di rituali celati in ognuno di questi canti: «C’è una forte simbologia dietro la danza in cui tutto diventa chiaro attraverso semplici movimenti – aggiunge la Dentato – e anche se non sappiamo se cento anni fa ballavano come oggi, l’importante per noi è l’emozione che nasce. E non c’è niente di più tradizionale di un momento di festa dopo una dura giornata di lavoro; se un tempo la giornata era nella terra e ci si ritrovava, a tarda sera, a danzare intorno al fuoco, oggi si esce dall'ufficio e si va all'incontro di danze popolari, e si crea comunque un momento liberatorio». La compagnia è inoltre composta da: Alessio Piccolo, Gennaro Romano, Alfredo Marraffa, Armando Rizzo, Antonio Rizzo, Francesca La Ragione, Fausta Fiorillo.