L'INCHIESTA

Spaccio di droga a Salerno: dosi nascoste nei palloncini e linguaggi in codice al telefono

Così funzionava il gruppo degli eredi del clan D'Agostino

SALERNO - Conversazioni criptiche, cel­lulari con intestazioni fittizie e nascondigli di ogni sorta. Le nuove leve del clan D’Agosti­no, il gruppo 2.0 per l’apparte­nenza generazionale, comuni­cava e riforniva i clienti se­guendo i metodi e le regole “classiche" della criminalità organizzata. Innanzitutto i ca­richi di droga che arrivavano dovevano essere nascosti in luoghi sicuri ma, soprattutto, diffìcilmente riconducibili ai membri del sodalizio di spac­ciatori. Così, innocui pallonci­ni colorati, quelli che si gonfia­no per i compleanni dei bam­bini, diventavano ottime cu­stodie di dosi già pronte di co­caina e hashish. Incapsulata nei palloncini, la droga veniva nascosta dietro delle matto­ nelle alle quali i pusher fanno spesso riferimento nel corso delle conversazioni telefoni­che.

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«Prendile le mattonelle, hai capito?», domanda Massi­miliano Sabato al nipote, Car­mine Caputo. «Va bene, ora vado dal ragioniere - gli ri­sponde - e vedo che cosa pos­so fare». (e.t.)