Porti

Sindacati e operatori tornano sulle barricate

Dopo il parere della magistratura amministrativa sullo stop agli accorpamenti

SALERNO. Il parere del Consiglio di Stato sulla riforma per il riordino dei porti italiani, espresso quattro giorni fa, a Salerno ha fatto saltare dalla sedia gli operatori portuali e le organizzazioni sindacali di categoria. I più preoccupati sono proprio gli imprenditori che, attraverso Assotutela, l’organizzazione che li raggruppa, presieduta da Agostino Gallozzi, ha espresso forti timori.

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«Abbiamo appreso con molta preoccupazione del parere espresso dal Consiglio di Stato – ha affermato Gallozzi – perché si tratta certamente di una pronuncia autorevole della quale si terrà conto nell’ambito del percorso parlamentare che il provvedimento del Governo affronterà fino all’approvazione definitiva. Dal nostro punto di vista la soluzione proposta dalla Conferenza delle Regioni resta un punto di equilibrio irrinunciabile in questa fase di transizione dal vecchio al nuovo ordinamento perché consente di valutare a fondo gli effetti reali della riforma. Assotutela – ha annunciato – seguirà con la massima attenzione i passaggi istituzionali in itinere, auspicando che si preservi il più possibile l’autonomia del porto di Salerno nell’interesse di tutte le componenti del nostro scalo e delle imprese del vasto bacino territoriale che in esso hanno trovato da anni un punto di riferimento per entrare in contatto con i mercati internazionali». Secondo il segretario provinciale della Uil Trasporti, Gennaro Scarano, la proroga di tre anni «è stata l’ennesima presa in giro del governatore Vincenzo De Luca che ha buttato fumo negli occhi di imprenditori e lavoratori, sostenendo che la proroga ci sarebbe stata proroga. Se dobbiamo guardare al merito – ha sostenuto – il porto di Salerno è quello che movimenta più merci rispetto a Napoli. In un porto piccolo, le attività vengono svolte più celermente ed i lavori vanno avanti e l’Autorità portuale lavora bene, mentre quella di Napoli è commissariata da anni. Perdere l’autonomia – ha avvertito – comporterebbe un grave danno d’immagine per la politica e l’occupazione». Preoccupato per gli aspetti occupazionali è anche Ezio Monetta, segretario provinciale della Fit Cisl.

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«Togliere il porto – ha detto – equivarrebbe ad avere un forte rischio occupazionale. Se c’è un progetto definito da parte della Regione Campania per la portualità allora la riforma può andare subito avanti, altrimenti è meglio aspettare tre anni». Per la Filt Cgil, il parere del Consiglio di Stato smaschera il flebile lavoro di mediazione della politica. «Questo parere – ha osservato il segretario provinciale del sindacato di categoria, Amedeo D’Alessio – tende a far luce sulla qualità della mediazione e quindi sul risultato ottenuto in Conferenza Stato-Regioni che, a questo punto, potrebbe rilevarsi non decisivo rispetto al mantenimento dell’autonomia del porto di Salerno. Di ben altra consistenza appare, invece, lo sforzo delle organizzazioni sindacali contro la precarizzazione sia del lavoro che della sicurezza all’interno dei porti con l’impegno del Governo a non stravolgere l’attuale modello che ha dimostrato efficacia e stabilità pur nella necessità di una sua riforma. Ribadiamo – ha concluso – che per la Filt Cgil è opportuno dare attuazione ad un intervento legislativo di riforma con l’obiettivo di rendere ancor più efficiente il sistema portuale».

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