Scandalo in Vaticano

LO SCANDALO

Sesso e droga in Vaticano: parla il prete salernitano coinvolto nei festini

Stava per essere nominato vescovo

"Pronto? Non rilascio interviste, grazie". Luigi Capozzi, il 50enne prete salernitano coinvolto in un festino gay a base di droga in Vaticano, non parla. Contattato telefonicamente, l'alto prelato, originario di Salerno, ordinato sacerdote ad Amalfi il 19 dicembre 1992 e incardinato presso la diocesi romana di Palestrina, interrompe immediatamente la comunicazione quando capisce che dall'altra parte c'è un giornalista a chiedergli conto della notizia che, da ieri sera, rischia di far scoppiare l’ennesimo scandalo in Vaticano.

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Il sacerdote sarebbe coinvolto nella vicenda scoperta gli uomini della Gendarmeria vaticana, autori di un blitz all'interno di un appartamento nel Palazzo dell'ex Sant'Uffizio. Tutto sarebbe accaduto nei locali dove, per un quarto di secolo, l'allora cardinale Joseph Ratzinger, ha svolto il suo incarico di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede prima di essere eletto Papa. Qui, Capozzi, stando a quanto raccontano in Vaticano, svolge le mansioni di collaboratore per il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, presieduto dal cardinale Francesco Coccopalmerio. Il prelato salernitano, subito fermato dalla Gendarmeria, sarebbe stato prima ricoverato per un breve periodo nella clinica romana Pio XI per disintossicarsi dalle sostanze stupefacenti, e attualmente si trova in ritiro spirituale in un convento in Italia. Ha a disposizione il suo telefono cellulare.

In Vaticano bocche cucite o quasi sull'operazione delicatissima svolta dagli uomini comandati da Domenico Giani. Secondo i ben informati, l'appartamento dove si consumavano i festini a luci rosse a base di droga non doveva essere assegnato al segretario di un capo dicastero. Si tratta, infatti, di un'abitazione riservata ai superiori: prefetti, presidenti o segretari della Curia romana e non semplici monsignori. La cosa aveva destato non pochi malumori. Malcontento covava anche perché Capozzi avrebbe avuto a disposizione una macchina con la targa della Santa Sede, un privilegio riservato ad alti prelati. Proprio questa vettura, come emerso anche dalle ricostruzioni fatte in Vaticano, avrebbe permesso al suo proprietario di trasportare la droga senza essere mai fermato dalla polizia italiana.

Il prete salernitano nello Stato pontificio è definito da molti un “ardente sostenitore di Papa Francesco”.

Esperto in diritto canonico e teologia dogmatica, come si legge sul suo profilo Linkedin.com, ora, dopo monisgnor Scarano, è l'ennesimo alto prelato salernitano al centro di uno scandalo che ha travolto la Santa Sede.

Capozzi non ha mai interrotto i rapporti con la comunità della Costiera amalfitana. Di lui si ha notizia nella Divina nel 2013, quando è stato tra i protagonisti a Maiori per i 50 anni di sacerdozio di don Vincenzo Taiani. In quella occasione, nella cornice della Collegiata di Santa Maria a Mare, ha consegnato al festeggiato messaggi di congratulazione da parte del Vaticano, nella persona del Cardinale Angelo Bagnasco, ex capo della Conferenza episcopale italiana, ma soprattutto quello personale del Santo Padre, Papa Francesco. Era in predicato di diventare vescovo, ma la nomina è stata fermata proprio dal Pontefice argentino.