Scandalo al ruggi

Scandalo assenteismo: a maggio le prime verifiche sui cartellini

La verifica interna partita dopo la scoperta di anomalie sulle ore di servizio: le buste paga gonfiate hanno fatto scattare i controlli

SALERNO. Era il 25 giugno di quest’anno quando il nostro quotidiano anticipò ciò che di fatto è stato reso noto ieri, in una conferenza stampa organizzata nella stanza del procuratore Corrado Lembo. Quei controlli della Guardia di finanza partiti all’indomani dello scandalo delle buste paga gonfiate al “Ruggi” hanno dato i risultati sperati. Ora i “furbetti” delle corsie, i ladri del futuro di tanti precari, i truffatori della sanità pubblica – finiti prima ancora che sotto la lente d’ingrandimento dei baschi verdi, sotto quella della Direzione generale dell’Azienda ospedaliera universitaria di via San Leonardo che nel maggio scorso aprì un’inchiesta interna per far luce su alcune anomalie riscontrate nelle timbrature dei cartellini – sono stati scoperti e puniti.

leggi anche: Timbravano il cartellino e andavano a fare la spesa, dieci sospensioni al Ruggi La guardia di finanza ha arrestato dieci persone che, con la complicità dei colleghi, risultavano regolarmente sul luogo di lavoro ma in realtà si occupavano altrove di faccende personali
I “controllori” scelti ai pieni alti della palazzina del “Ruggi” che ospita gli uffici amministrativi hanno passato al setaccio ben quattro anni di timbrature quotidiane riscontrando la presenza, nella stessa giornata, di entrate al lavoro e giustificativi (ferie, permessi, malattie, ecc.). I controlli incrociati – eseguiti mettendo vicine le tabelle che riportavano le presenze dei dipendenti e quelle che registrano normalmente le assenze per ferie, permessi, aspettative e malattie – avevano dato dei risultati esorbitanti: alcuni degli “inquisiti” dal 2012 ad oggi risultavano più volte presenti in giorni presi per ferie. Si invitarono, quindi, i direttori di ogni struttura in cui erano stati “pizzicati” i furbetti a procedere con le verifiche e, quindi, con le sanzioni. Ma già all’epoca dell’insediamento della commissione ad hoc creata per verificare le irregolarità riscontrate si notò una varietà nelle anomalie, la più classica era quella che aveva come protagonista un dipendente X che in un giorno Y risultava allo stesso tempo in permesso e alla sua scrivania grazie alla longa manus che aveva timbrato al suo posto il suo cartellino, sia in entrata che in uscita. Insomma, c’erano dei complici – con i quali la truffa era stata organizzata a dovere – che avevano ricevuto la precisa direttiva di strisciare il tesserino al posto di quelli che poi sono stati raggiunti da un provvedimento restrittivo. L’obiettivo era farli risultare dietro la loro scrivania anche quando non c’erano in modo da consentire ai truffatori di poter arrotondare il loro stipendio con qualche lavoretto extra. Da sbrigare durante le ore pagate dall’Azienda.

Quello ufficialmente portato alla luce ieri è, però, solo l’ultimo degli scandali che negli ultimi otto mesi hanno travolto l’Azienda ospedaliera che con cadenza a volte anche settimana ha dovuto fronteggiare inchieste – piccole e grandi, interne e della magistratura – perquisizioni delle forze dell’ordine, esposti e denunce. La più grave quella sulle mazzette partita dalla denuncia del familiare di una paziente, poi deceduta, che aveva versato i soldi. Costui presentò una circostanziata ricostruzione dei fatti e così scattarono le indagini all’interno dell’ospedale che poi si sono strette intorno al primario di Neurochirurgia Brigante.

Le telecamere di sorveglianza incastrano i dipendenti del Ruggi
Ecco le immagini che inchiodano alcuni dipendenti dell'ospedale che, con la complicità di alcuni colleghi, risultavano normalmente sul luogo di lavoro mentre invece uscivano a sbrigare faccende private (Video Guardia di Finanza)

Ma i prodromi di quest’ultima operazione della Finanza denominata “Just in time” vanno sicuramente ricercati nell’inchiesta sulle buste paga gonfiate, venuta alla luce a inizio giugno: le fiamme gialle irruppero in via San Leonardo per esaminare i guadagni di parte del personale dopo una denuncia anonima presentata tempo fa in Procura. Un esposto dettagliato in cui veniva indicata una serie di voci giudicate “gonfiate”, calcoli alla mano, da chi aveva presentato l’esposto, relativamente ai salari del 2012 e del 2013 di parte del personale. In particolare, nel mirino della Guardia di finanza finirono le indennità di risultato, ossia quei soldi che si ottengono in busta paga grazie al raggiungimento di obiettivi precedentemente concordati con l’Azienda.