sanità

Timbravano il cartellino e andavano a fare la spesa, dieci sospensioni al Ruggi

La guardia di finanza ha arrestato dieci persone che, con la complicità dei colleghi, risultavano regolarmente sul luogo di lavoro ma in realtà si occupavano altrove di faccende personali

SALERNO. Facevano la spesa o andavano dal parrucchiere ma risultavano regolaermente al lavoro. Al termine di una lunga indagine dell guardia di finanza che è iniziata nel 2014, sono state emesse ed eseguite nella mattina di oggi (23 settembre) dieci ordinanze di misura cautelare personale di tipo interdittivo (sospensione per la durata di 12 mesi dal servizio pubblico svolto alle dipendenze della azienda ospedaliera) emesse dal dal Gip De Luca.

Le ipotesi di reato sarebbero truffa ai danni dello Stato e false attestazioni o certificazioni nell’utilizzo del badge da parte di dipendenti pubblici, residenti nei comuni di Salerno, Mercato San Severino e Nocera Inferiore.

Le telecamere di sorveglianza incastrano i dipendenti del Ruggi
Ecco le immagini che inchiodano alcuni dipendenti dell'ospedale che, con la complicità di alcuni colleghi, risultavano normalmente sul luogo di lavoro mentre invece uscivano a sbrigare faccende private (Video Guardia di Finanza)

Con la complicità di altri colleghi, i soggeti si assentavano dal lavoro ingiustificatamente risultando però regolarmente al loro posto di lavoro. Le condotte criminose sono state accertate mediante l’installazione di telecamere che hanno consentito il monitoraggio visivo di due orologi marcatempo per la rilevazione delle presenze giornaliere, collocati all’interno del nosocomio.

La capillare ricostruzione delle condotte incriminate, incrociata con i dati delle presenze giornaliere forniti dalla struttura ospedaliera, ha permesso di ricostruire nei minimi dettagli il meccanismo fraudolento posto in essere dagli indagati e le indagini sono state corroborate anche da un’accurata attività di pedinamento e appostamento eseguita dai militari operanti, prontamente documentata.

Le indagini hanno quindi consentito di appurare il comportamento illecito dei dipendenti pubblici che, invece di prestare la loro mansione all’interno dell’ospedale, passavano il tempo in cui risultavano al lavoro dedicandosi ai loro interessi privati: come la spesa al supermercato, il parrucchiere, la partita a carte con gli amici, la passeggiata in riva al mare. Tali occupazioni private duravano, in alcuni casi, per l’intera giornata lavorativa del dipendente che risultava falsamente al proprio posto di lavoro.

Ciò grazie anche ad una rete di scambio di favori messa in piedi dagli indagati. Le qualifiche dei dipendenti coinvolti nell’operazione “Just in time” fanno chiaramente intuire la delicatezza del compito loro assegnato: una caposala, quattro infermieri, due tecnici specializzati disinfettori e tre operatori sanitari. Particolarmente allarmante è la circostanza che nel corso delle indagini sono state registrate gravi irregolarità nell’utilizzo del badge marcatempo da parte centinaia di dipendenti della struttura sanitaria, la cui posizione è stata pertanto rimessa da parte della polizia giudiziaria al giudizio di questo Ufficio.