Trasporti

Salerno, autobus da incubo: è un'odissea

Viaggiatori esasperati per i continui disservizi. Le critiche: attese infinite, pochi collegamenti con le frazioni alte e manutenzione inesistente

SALERNO. Lunedì primo agosto. Ore 10.30. Esterno/giorno. La fermata dell’autobus di piazza San Francesco è semi vuota. «Deve andare nella zona orientale? Vada in piazza della Concordia, aspetto da venti minuti e non si è visto nulla». Il consiglio di Bruno Santoro si rivela efficace.

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Sotto il sole cocente, stipati sotto una pensilina sporca, che lascia comodamente filtrare i raggi, ci sono decine di persone in attesa. C’è chi consulta le paline, chi guarda nervosamente l’orologio, chi impreca. «Aspetto l’8 – racconta Antonella Savarese L’attesa è sempre snervante, ma mai quanto il viaggio». Provare per credere: non sempre si riesce a salire a bordo, perché il pullman è stracolmo, «il caldo è insopportabile, l’aria condizionata funziona a singhiozzo e d’estate la puzza è da svenimento», taglia corto Angelo Fiorillo. Tra comitive di ragazzini armati di Super Santos, anziane a rischio collasso che difendono strenuamente la borsa della spesa e lavoratori ansiogeni perché perennemente in ritardo, anche raggiungere l’obliteratrice diventa un’impresa titanica. Lo sanno bene Carolina Giordano e Pasquale Di Marco: «Le corse dell’8 saltano spesso – raccontano – Idem per il 5 che accumula fino a due ore di ritardo. Gli unici pullman puntuali sono il 17 e il 27, cioè quelli che raggiungono l’Università. Per il resto è un terno al Lotto».

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Alle volte le attese sono così dilatate che le fermate si trasformano in luoghi di “socializzazione”. «Ho conosciuto la signora Maria Santomauro alla fermata di piazza Santelmo, a Torrione – spiega Antonietta Russomando – Entrambe prendiamo il 12 per andare a lavorare, lei al corso Vittorio Emanuele, io in piazza XXIV Maggio. A furia di restare lì, al caldo e al vento, con la pioggia e il sole, abbiamo iniziato a scambiare quattro chiacchiere e alla fine siamo diventate amiche. L’unica nota positiva di tanti disagi». Ma non è solo una questione di ritardi. «Prendo la linea 22 ogni mattina alle 6.40 da piazza della Concordia – racconta Massimo Spisso, titolare di un tabacchi – Ci sono giorni in cui il tragitto per arrivare a Coperchia è veramente complicato, perché bisogna fare lo slalom tra l’immondizia. Anche sedersi è difficile: i sedili sono ricoperti da uno strato di polvere nera, oppure da chiazze di liquidi che non sono mai stati ripuliti. Restare all’inpiedi e reggersi ai corrimano è ancora peggio: sono corrosi dalla ruggine e si rischia di prendere una malattia».

Pure la linea 6, quella che collega via Ligea con la zona orientale, non sembra brillare in fatto di pulizia: «Ci sono giorni in cui preferisco non sedermi – si sfoga Anna Lamberti – Mi è capitato di trovare i sedili bagnati da liquidi appiccicosi. La colpa è sicuramente dell’inciviltà della gente che è maleducata, ma la pulizia che viene effettuata lascia molto a desiderare». Nel mirino finisce poi la segnaletica: «Quello che manca sono le informazioni sulle paline relative agli orari e alle percorrenze, senza tener conto della scarsa leggibilità in quanto, se ci sono, i caratteri sono piccolissimi e i cartelli posti troppo in alto, quindi ci vuole solo un miracolo per capirci qualche cosa», denuncia Rosanna Romano, evidenziando anche che le tratte più penalizzate sono quelle che conducono alla parte alta della città, dal Carmine a via Seripando. «Per non parlare delle frazioni alte – incalza Giuseppe Autuori – Tra strade dissestate e mezzi con le sospensioni rotte, ci ho rimesso la schiena».