Tesori segreti

Salerno, a San Giorgio il pavimento nasconde un’antica chiesa

Un gioiello medievale in uno scrigno barocco, ma non si riesce ad aprire le botole d’accesso. Ora un gruppo di appassionati ha deciso di provarci

SALERNO. Nel cuore del centro storico di Salerno c’è un vero e proprio gioiello risalente al diciottesimo secolo. Stiamo parlando della chiesa di San Giorgio. Ritenuta la più bella chiesa barocca della città, è sconosciuta a tantissimi salernitani che non hanno ancora avuto modo di poterla visitare, o che semplicemente non ne conoscono la storia, per certi aspetti, avvolta ancora nel mistero. Basti pensare che la chiesa è rimasta chiusa per più di un decennio, finché l’arcivescovo Gerardo Pierro non ha deciso di riaprirla nel 2007. Ma forse quello che in pochissimi sanno è che al suo interno, precisamente sotto al pavimento, sono custoditi dei veri e propri tesori che, anche a causa del terremoto del 1980, non sono stati più riportati alla luce. Ed è proprio questo l’obiettivo che con tenacia sta perseguendo Luca Galdi, un giovane impiegato con una forte passione per l’archeologia. È stata proprio la sua forte inclinazione verso questa disciplina che l’ha spinto ad affrontare una vera e propria sfida, iniziata nel settembre del 2014 allorché decise di voler ridare lustro alla chiesa di via Duomo.

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Il meccanismo di apertura. «Dopo il terremoto del 1980 – racconta Luca – la Soprintendenza fece dei lavori all’interno della chiesa. Anticamente il pavimento si apriva per vedere i resti di una struttura preesistente». Esiste infatti un meccanismo che permette l’apertura di cinque botole disposte lungo la navata centrale, ma quel meccanismo non funziona più per colpa del lungo disuso e dell’usura del tempo. «Grazie ad una targhetta ancora leggibile posta sopra il meccanismo che permette l’apertura delle botole – racconta Luca – sono riuscito a risalire al nome dell’impresa che si era occupata, ben 35 anni fa, di installare l’impianto». Da lì inizia, per Luca, un giro di telefonate per risalire agli eredi dei titolari dell’impresa per poter chiedere un preventivo per la riparazione delle meccanismo di apertura delle botole. «Dopo tre mesi e tantissime telefonate – continua – sono riuscito ad avere il cellulare del figlio dell’ingegnere che si era precedentemente occupato della cosa». Questi, impegnato oggi a portare avanti l’azienda di famiglia, nel gennaio del 2015 ha effettuato un sopralluogo. «In quell’occasione – continua Galdi – abbiamo appurato che l’impianto era andato completamente distrutto. Grazie a dei bypass siamo riusciti ad aprire una delle botole, ma solo a metà: quanto basta per vedere quello che è contenuto al suo interno».

Il tesoro nascosto. Sotto al pavimento, ancora intatta, è custodita la vecchia chiesa medievale. «Sono riuscito a vedere il vecchio abside con tutti gli affreschi medievali», ricorda il giovane. E aggiunge: «La fortuna è stata che non abbiamo trovato acqua nel vano sottostante, altrimenti la Soprintendenza non ci avrebbe mai dato il permesso di poter fare un impianto per portare l’acqua fuori». Ma per rendere accessibile la vecchia chiesa, occorre realizzare un nuovo sistema di apertura a scompaesa. Il solo preventivo che la ditta ha fatto per il ripristino dell’impianto è di circa 22mila euro; a questo va aggiunto il costo dei lavori per riparare le tre campane dell’edificio sacro che risalgono all’800: altri 4.200 euro. «Va specificato che nella sacrestia – puntualizza Luca – ci piove letteralmente. E per intervenire anche lì occorrono altri 4mila euro».

La campagna di finanziamento. Soldi che Luca, ovviamente non ha, e che sta cercando di reperire grazie anche alle donazioni di persone comuni. «Mi sono rivolto già a delle banche ma due mi hanno detto di no, poiché non hanno fondi a disposizione. Nel frattempo stiamo organizzando concerti per raccogliere risorse». Inoltre, all’ingresso della chiesa ha installato un tavolino con sopra delle brochure informative dove le persone possono lasciare delle offerte libere. «Abbiamo aperto – conclude Galdi – anche una pagina Facebook, “Amici della chiesa di San Giorgio”, per tenermi in contatto con quanti sono interessati alla causa, e abbiamo costituito un’associazione con un conto corrente per chi volesse effettuare una donazione».

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