Porto di Salerno, De Luca attacca Delrio

Il presidente: «La riforma? Serve altro». Duro scontro sugli appalti: «Il tuo Codice non è il Vangelo»

NAPOLI. È scontro tra il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e il ministro Graziano Delrio. De Luca ha utilizzato la sede di Srm, il centro studi del Banco di Napoli – in occasione della presentazione del rapporto “Italian maritime economy” – per lanciare bordate all’indirizzo del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Due i temi “caldi”: la riforma dei porti e il codice degli appalti.

leggi anche: Porto, il no del Consiglio ad un’unica autorità Il documento contro l’accorpamento degli scali sarà presentato da Napoli Anche la minoranza pronta a sostenere le ragioni dell’autonomia

«Stiamo dedicando troppo tempo alla riforma dei porti, mentre dovremmo concentrarci sul nodo delle aree retroportuali – ha esordito il presidente della Regione – Per i porti di Napoli e Salerno, la cosa determinante è invece la progettazione delle reti ferroviarie e autostradali per arrivare a Nola, a Marcianise e per rendere competitive le aree interne ai porti. Ai tedeschi o agli inglesi sarebbe difficile spiegare la situazione del porto di Napoli – ha aggiunto De Luca – Tre anni di commissariamento durante i quali a fronte di 150 milioni di euro di fondi europei ne sono stati investiti 1,8». De Luca ha parlato di «ritardi, freni, farraginosità burocratiche che immobilizzano la capacità decisionale dell’Italia», facendo l’esempio del porto di Salerno. «Il presidente dell’Autorità portuale Andrea Annunziata mi ha detto che stanno aspettando da sette mesi la valutazione d’impatto ambientale dal ministero per gli escavi. Averla è un’impresa storica».

Ma è sugli appalti che si scatenano le polemiche. «Sono tra quelli che considerano la nuova normativa del Codice degli appalti come un modo per paralizzare l’Italia – ha detto De Luca – La modifica del Codice ha una parte condivisibile negli sforzi per inserire elementi di trasparenza e rigore. Ma non possiamo decidere che anche per gli appalti di media dimensione possiamo andare a gara solo con progetti esecutivi. Per un’opera di 20 milioni un progetto esecutivo ne costa due e nessun soggetto pubblico può investirli».

«Stupisce – ha replicato il ministro Delrio – che il presidente De Luca metta in discussione il fatto che siano mandati a gara i progetti esecutivi. E che lo faccia sostenendo che i costi dell’esecutivo incidono per il 10%, quando è noto che al massimo incidono per il 3. Mettere in dubbio la centralità del progetto esecutivo messo a gara, significa mettere in discussione il fondamento del Codice degli appalti, che vuole bloccare quel mondo e quelle lobby che vivono di riserve e di varianti e che sono una delle principali cause della mancanza di esecuzione di lavori pubblici in Italia».

«Il ministro Delrio considera i propri atti come pagine del Vangelo, mi permetto di dissentire – è stata la risposta di De Luca – Sul nuovo Codice degli appalti, ho più volte segnalato elementi di semplificazione assolutamente apprezzabili. Mi auguro che sulla materia sia ammessa una discussione libera, non pregiudiziale né ideologica».

©RIPRODUZIONE RISERVATA