Pane “fuorilegge” Forni sequestrati e raffica di denunce

Gli abusivi operavano tra Napoli e l’hinterland vesuviano Un affare su cui avrebbe messo gli occhi anche la camorra

NAPOLI. Oltre 30 quintali di pane sequestrato e 49 denunciati dai carabinieri. «Brigadiere, ma ora neppure il pane possiamo vendere? Ma uno a Napoli che deve fare allora?». Semplice: vendere il pane abusivo. Ridimensionato negli anni il contrabbando di sigarette, contrastate più incisivamente le piazze di spaccio, ora è anche la vendita abusiva di pane - cotto chissà come, spesso con legno verniciato di mobili, proveniente dall’edilizia o addirittura dalle bare, con rischi per la salute - a rappresentare un po’ di business. E così il carabiniere che ieri ha fermato in città un pregiudicato per spaccio di droga del Rione Scampia, durante una nuova operazione del Comando provinciale contro i forni abusivi, ha dovuto ascoltare le sue lamentazioni mentre a bordo di un’auto trasportava pane destinato alla vendita domenicale.

Come se vendere pane abusivo per strada, in condizioni igienico-sanitarie precarie, sia una cosa normale. E come normale sia da parte dei consumatori acquistarlo. Contro l’illegalità dei venditori, per effettuare controlli pure sui panificatori regolari ma anche per sensibilizzare i consumatori, sono scesi in campo i militari del Comando provinciale, guidato dal colonnello Marco Minicucci, insieme con quelli del Nucleo antisofisticazione e sanità. Di forni abusivi tra Napoli e provincia ne sono stati individuati oggi 9, i denunciati sono stati 49, 33 i quintali di pane sequestrato. Controllata l’intera filiera partendo dai forni fino alla vendita al dettaglio nei supermercati e per le vie cittadine. Sequestrati forni a Giugliano, Qualiano, Calvizzano, Afragola, Casavatore, Cicciano, San Giuseppe Vsuviano, Acerra.

A Pozzuoli stop ad un forno per mancanza delle condizioni igienico-sanitarie e delle autorizzazioni. A Torre Annunziata e a Castellammare di Stabia chiusi due panifici per carenze igieniche. A Napoli in un panificio non c’era neppure una porta a proteggere il laboratorio, vi erano polveri di precedenti impasti, le pareti erano annerite. In un altro sono stati sequestrati venti chili di impasto scongelato e ricongelato più volte. Un quadro desolante. Spiega all’Ansa il colonnello Minicucci: «Colpiamo la panificazione abusiva e controlliamo anche quella regolare ma è necessario che i cittadini collaborino non alimentando, con l’acquisto del prodotto cattivo, un circuito illegale e pericoloso per la salute». Ma la camorra gestisce anche questo mercato? Dice Minicucci: «Anche in questo settore è presente, ma non sempre è così; in tanti casi si registra semplicemente il business illegale di chi tenta di farla franca violando le leggi tentando un guadagno facile. Abbiamo anche controllato supermercati e ristoranti che in taluni casi si fanno portare il pane con mezzi di fortuna».

«Ringraziamo i carabinieri per quello che stanno facendo. Il pane tossico della camorra - dicono il presidente dei panificatori campani dell’Unipan, Mimmo Filosa, ed il leader degli ecorottamatori Verdi Francesco Emilio Borrelli - avvelena più del cibo contaminato coltivato nella Terra dei Fuochi perché lo mangiano tutti e tutti i giorni e rischia di generare tumori. La criminalità gestisce produzione e vendita del 50 per cento del pane in provincia con una posizione di quasi monopolio il sabato e la domenica. Sono 1500 i forni abusivi nel Napoletano».

Anche Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, chiede che si acquisti solo pane legale.

E la Coldiretti - che evidenzia come il prezzo medio del pane a Napoli raggiunga il minimo tra le grandi città con 2,01 euro al chilo - dice che con la crisi aumentano le frodi a tavola con un incremento del 170 per cento del valore di cibi e bevande sequestrate perché adulterate, contraffatte, falsificate. Un mercato, quindi, ad altissimo rischio.

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