Il giallo

Omicidio a Fuorni, scomparse le due amiche di Mariana

Irrintracciabili le ragazze che abitavano con lei e avevano denunciato la sparizione. Anche loro si prostituivano in città

SALERNO. Mistero si aggiunge a mistero nell’omicidio di Mariana Tudor Szekeres, ritrovata senza vita domenica pomeriggio in un terreno incolto tra Fuorni e via San Leonardo. Dopo di lei, vista per l’ultima volta nella sera del 30 aprile, sono sparite anche le due amiche che con la ventenne romena e il marito condividevano da quattro mesi l’appartamento di via Mobilio. Furono loro a denunciare il 1° maggio la scomparsa di Mariana, preoccupate che le fosse accaduto qualcosa, ma adesso risultano irrintracciabili e non si sa se siano andate via per non essere coinvolte nell’inchiesta o per timore che chi ha assassinato la connazionale possa avere nel mirino anche loro. Così come allo stato non è possibile escludere che qualcuno le abbia prelevate.

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Il racket del sesso. Secondo le indagini anche le due amiche di Mariana Szekeres erano nel giro della prostituzione e anche loro non rientravano nel novero delle ragazze controllate dalle organizzazioni criminali che gestiscono, tra Salerno e la litoranea, il mercato del sesso. La pista di una “punizione” feroce, per avere invaso un territorio governato da altri, è una delle più accreditate dagli inquirenti. Un’ipotesi che consente di collegare questo delitto con l’altro commesso a fine dicembre, quando senza vita fu ritrovata, nello stesso appezzamento di terra, la 34enne Alina Roxana Ripa. Anche lei lavorava sulla strada, pure lei sganciata da reti criminali, e pure lei fu ritrovata con i pantaloni e gli slip abbassati fino alle caviglie, strangolata a mani nude come pare sia stata uccisa Mariana, salvo che dall’autopsia (che ancora non è stata eseguita) emergano elementi diversi.

L’ipotesi depistaggio. Dai primi esami eseguiti dal medico legale Adamo Maiese l’ipotesi della morte per soffocamento risulta pressoché certa. Ma dai rilievi sul luogo del ritrovamento sono emersi anche altri elementi, come segni di trascinamento che lasciano supporre che la ragazza possa non essere stata uccisa lì ma esservi stata portata quando era già morta. Gli investigatori della squadra mobile, diretti dal vicequestore Tommaso Niglio, non escludono che la scelta del luogo dove abbandonare il cadavere possa essere il frutto di un tentativo di depistaggio. Un modo per allontanare gli inquirenti dal posto dove è davvero avvenuto il delitto e, per conseguenza, da chi lo ha commesso. Per adesso i sostituti procuratori Maria Chiara Minerva e Claudia D’Alitto, che coordinano le indagini, non escludono nessuna ipotesi, anche se quella di un serial killer sotto le spoglie di cliente sta man mano perdendo vigore.

Le testimonianze. Ad affievolire l’ipotesi del maniaco c’è la reticenza riscontrata dai poliziotti tra le altre prostitute da cui si sta provando a ricevere informazioni. Gli agenti si sono scontrati contro un muro di silenzio non solo dopo il delitto di Capodanno ma anche adesso, quando ci si attendeva che il secondo omicidio aumentasse la paura di un assassino seriale e convincesse le ragazze a collaborare. Per adesso nelle mani degli inquirenti ci sono le dichiarazioni rese dalle due amiche Mariana Szekeres il giorno dopo la scomparsa, e quelle successive con cui il marito ha affermato di essere sempre stato contrario alla scelta della moglie di praticare l’attività di prostituzione. Il suo racconto è adesso al vaglio degli inquirenti, che in attesa dell’autopsia stanno lavorando sulla ricostruzione delle ultime ore di vita della ragazza, cercando di capire quando e perché si è allontanata e con quali mezzi, se lo ha fatto di sua volontà e, soprattutto, dove è avvenuto l’omicidio.

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