Buongiorno Salerno

Maturità, tutte le “A” del mio esame

Afa, ansie, amori, amicizie, avventure. Soprattutto, avidità di conoscere e crescere in fretta, consapevole...

Liceo classico Tasso di Salerno, estate 1992. Del mio esame di maturità ricordo molte “A”. Afa, ansie, amori, amicizie, avventure. Soprattutto, avidità di conoscere e crescere in fretta, consapevole del fatto che superare quella prova significava in qualche modo attraversare una linea d’ombra ed entrare, con l’irriverenza spregiudicata dei diciotto anni nuovi di zecca, nel cuore di una vita “adulta” da strappare a morsi.

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La sera prima della prova scritta me ne andai a zonzo tra i vicoli del centro storico. Per stemperare la tensione ed evitare l’ennesima riunione di classe sul “toto autore”. Uscirà D’Annunzio o Pirandello? Pascoli o Svevo? Non mi interessava: era già scattato un altro conto alla rovescia. Reduce da una favolosa esperienza liceale all’interno di quelli che furono i poeti del “Gruppo 63”, mi misi a sfogliare “Diario ottuso” di Amelia Rosselli.

L’indomani l’incipit della mia traccia era questo: “Perché si scrive poesia?”. Per sentirsi liberi, mi dissi. E io volevo vivere, da donna libera, tutto quello che mi aspettava fuori. Quella vertigine me la ricordo bene. Come gli ex studenti protagonisti della galleria dei ricordi de “la Città” per raccontare l’emozione di un giorno che non si dimentica.