Il palazzo comunale di Battipaglia

L’EDITORIALE

La politica e il ricatto sociale

Quello che si svolge oggi a Battipaglia non è un ballottaggio normale. Il voto è blindato, con la città piena di poliziotti, carabinieri e finanzieri. La campagna elettorale è stata la prima dopo sette anni e a tre anni dal commissariamento per mafia. A trionfare per ora è stata la politica del laurismo spinta agli estremi, quasi un ricatto sociale. Quella politica che fa partire un messaggio del tipo: votaci, qualcuno farà soldi e a te arriveranno le briciole che sono sempre meglio del niente di oggi. Insomma, poco meglio del feudalesimo

Ci sono momenti in cui parlar chiaro vale doppio. E oggi, nel giorno dei 120 verdetti dei ballottaggi, va detto molto semplicemente che il voto di Battipaglia non è un voto normale. Del resto, come potrebbe esserlo se di fatto è blindato, con un dispiegamento di forze dell’ordine quasi da guerra civile. E se fra i comitati elettorali dei contendenti sarà schierato fin da questa mattina una sorta di cordone di polizia, pronto a esser rafforzato stanotte se il verdetto dovesse produrre qualcosa di peggio degli sfottò. Non c’è solo questo, purtroppo, a marchiare una tornata elettorale amministrativa che arriva sette anni dopo l’ultima e che è diventata tutt’altro: una corrida, una specie di guerra fra tribù, dove non si sa bene neanche cosa vogliano fare “dopo” i contendenti.

A Battipaglia si sceglie un sindaco che dovrà prendere il posto dell’ultimo che a suo tempo è finito agli arresti per essere sostituito da un commissario prefettizio che negli ultimi tre anni ha contribuito e non poco a “sminare” una realtà fortemente inquinata da collusioni e infiltrazioni malavitose.

Tre anni che rischiano di non essere stati sufficienti. E va detto con la massima amarezza possibile, perché il commissariamento è la negazione dell’esercizio democratico, l’estrema ratio da maneggiare con cura che qui invece rischia di diventare il male minore.

La recentissima relazione della commissione parlamentare Antimafia, quella dei sette impresentabili battipagliesi (su 14 complessivi presi in esame fra tutti i Comuni sciolti per circostanze simili), ci regala un quadro impietoso delle liste sulle schede elettorali e, soprattutto, di ciò che ci sta intorno.

Oltre ai sette ci sono altri candidati, dei quali non si fa il nome, con rapporti di parentela o di frequentazione con soggetti coinvolti in indagini di criminalità organizzata o a contatto con persone in carcere in regime di 41-bis, che per i meno avvezzi a queste cose è quello riservato ai detenuti legati a organizzazioni mafiose. Senza contare poi il record battipagliese ben poco invidiabile di abusi edilizi e sequestri immobiliari legati al malaffare.

Il ritorno alle urne è stato turbato fin dalle primarie del centrosinistra, con flussi di elettori organizzati da futuri candidati dell’altro fronte che hanno aiutato avversari per loro più comodi. Inoltre il Pd si è trovato al cospetto della pesantissima concorrenza strisciante del leader di riferimento, il presidente della Regione Vincenzo De Luca, che prima un po’ di nascosto e alla fine molto apertamente ha sostenuto un candidato diverso da quello del suo partito, un ex del Movimento sociale, che lo scorso anno lo aveva a sua volta sostenuto alle Regionali.

Di fatto si è formato un patto all’insegna del voto di scambio, un partito trasversale – il Partito deluchiano – senza un progetto preciso, se non quello di “vincere e poi si vedrà”. Che poi, con altre modalità, è anche quello di molti rivali. I programmi elettorali non hanno fatto quasi cenno – con poche lodevoli eccezioni – al come evitare i possibili futuri assalti della criminalità organizzata al flusso di denaro pubblico, per ora solo promesso. La prima preoccupazione è stata quella di far capire che questo denaro arriverà solo se vincerà una parte, come se le istituzioni non fossero di tutti.

E nel botta e risposta con gli avversari sono volate parole grosse. Il livello – molto basso – purtroppo è stato questo, a partire dall’indecoroso show del primo turno, con tentativi di condizionare il voto neanche troppo nascosti a ridosso e fin dentro ai seggi. E con la blindatura di fatto della città che sarà replicata per il ballottaggio.

Battipaglia, nonostante gli ultimi anni un po’ difficili, resta una realtà appetibile per gli investimenti. E non da oggi si ha più che l’impressione che la politica sia solo un modo per prendere voti dalla gente comune per metterli al servizio dei grandi interessi. Tutto questo, unito alla capacità di controllo del territorio, fa ben capire che negli ultimi anni ben poco è cambiato, se non per il fatto di aver bonificato almeno in parte gli uffici comunali e aver spostato la stazione appaltante in prefettura. Ma gli appetiti, fuori, sono alti. Molto alti, se pensate che la capacità di controllare i voti, in alcune zone, arriva al punto di inviare pacchi alimentari solo a determinate famiglie e non a quelle che si pensa che non siano utili alla causa o, peggio ancora, possano andare a raccontarlo in giro. È la politica del laurismo spinta agli estremi, quasi un ricatto sociale. Quella politica che fa partire un messaggio del tipo: votaci, qualcuno farà soldi e a te arriveranno le briciole che sono sempre meglio del niente di oggi. Insomma, poco meglio del feudalesimo.

Anche il mancato comizio di giovedì sera con un candidato che voleva esibire il presidente della Regione come “trofeo” e l’avversario che voleva comunque incontrarlo, alla fine ha portato ad alzare i toni dello scontro. Qui si sono toccate vette da film di Cetto Laqualunque ma – visti i precedenti e quel che potrebbe esserci all’orizzonte – un attore come Antonio Albanese potrebbe anche non bastare. A legger le pagine delle relazioni del prefetto e del ministro dell’Interno, vengono piuttosto alla mente le musiche di Ennio Morricone e i volti di Al Pacino e Robert De Niro.

Non sarà facile per chi vincerà andare oltre questo brutto clima. Ma, chiunque sia, ha solo un modo per affrancarsi: metter da parte le esibizioni muscolari e parlare con i fatti. Che dovranno esser cose parecchio sgradite a tutti quelli che si sono agitati in queste settimane a ridosso di un voto molto poco normale.

twitter: @s_tamburini