APPALTI & GIUSTIZIA

"La fretta per il Crescent è costata 11 milioni al Comune di Salerno"

Un dirigente del Demanio spiega ai giudici: "La procedura seguita per realizzare la mezzaluna è stata un unicum in Italia". Lo svincolo dell'area sarebbe stato presto gratuito, ma l'allora sindaco De Luca decise di fare pressing per accelerare i tempi

SALERNO. Un «unicum in Italia». Così Paolo Maranca, dirigente dell'Agenzia del demanio con il ruolo di direttore centrale per la gestione del patrimonio immobiliare dello Stato, ha definito la procedura seguita dal Comune di Salerno per acquisire e poi svincolare l'area su cui sarebbe stato edificato il Crescent.

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Un "unicum" costato alle casse municipali un bel po' di soldi (circa 11 milioni di euro) tanto che lo stesso Maranca, ascoltato giovedì come teste nel processo sulla lottizzazione, ha evidenziato ai giudici che su quei costi in Agenzia si erano fatti «una sorta di scrupolo». Uno scrupolo, ha spiegato, legato al fatto che «ci rendevamo conto che andavamo a chiedere una somma elevata alla collettività, in un momento in cui era peraltro in discussione l'approvazione di una legge che avrebbe consentito di evitare quell'esborso».

Palazzo di Città però aveva fretta. E anche se l'attesa avrebbe potuto permettere uno svincolo a costo zero, si preferì mettere mano alle casse dell'ente. «Per noi era grasso che cola - ha commentato il teste - Avere l'opportunità di un Comune che valorizza un'area dello Stato e ci versa più di dieci milioni era un'occasione». Ma proprio perché su una procedura di questo tipo non si ricordavano precedenti, prima di dare il via libera fu chiesto il parere sia dell'Avvocatura distrettuale che di quella generale dello Stato. Conclusero entrambi che nelle tre fasi dell'iter (sdemanializzazione, acquisizione a prezzo agevolato in virtù della presenza di opere di urbanizzazione, successivo pagamento per uno svincolo che consentisse l'edificazione) non vi erano profili di illegittimità. Così i 5.900 metri quadrati necessari per l'emiciclo di Ricardo Bofill cessarono di essere patrimonio indisponibile e fu possibile metterne in vendita i diritti edificatori, con un'asta vinta infine dai costruttori Rainone.

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Certo ci volle un po' di tempo, e in questo contesto si inseriscono quei «colloqui animati» che il dirigente ha confermato di aver avuto con l'allora sindaco Vincenzo De Luca. «Aveva fretta - ha ricordato - e al telefono ci siamo presi bene. Però mai ho avuto sentore che lui abbia potuto fare pressioni indebite. Nè lui nè altro con cui ho parlato (come l'onorevole Bonavitacola) mi hanno mai sollecitato qualcosa di illecito.

E di sentore di illeciti non parla neanche l'altro teste ascoltato ieri dal tribunale, l'imprenditore nocerino Giovanni Citarella, ascoltato per quelle dichiarazioni rese ai pm che indagavano sugli appalti in Provincia, un interrogatorio in cui raccontò dei 20mila euro versati dai Rainone alla Salernitana su richiesta di De Luca. Lo ha ribadito ieri, spiegando però di non avere elementi per collegare quell'esborso all'iter amministrativo che era in corso.

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«Se i Rainone erano contrariati se lo saranno tenuti per loro, io non lo so» ha risposto al pubblico ministero Rocco Alfano. L'episodio risale al giugno del 2011: «Andai da loro perché la Nocerina era stata promossa in B e volevo chiedere un aumento della sponsorizzazione di 5mila euro che mi avevano per gli anni precedenti - ha ricostruito Citarella - mi dissero che non potevano perché ne avevano già dovuti dare 20mila alla Salernitana, perché erano stati chiamati dal sindaco». I soldi servivano a consentire ai granata di concludere il campionato, «perché la società non aveva più disponibilità economica e Antonio Lombardi si era defilato, con una sorta di consegna della squadra al Comune».