Politica

La cricca: «Cosa fatta» Poi un sms a Mastursi

Al capo staff di De Luca il messaggio: «Caro Nello, ho consegnato in serata i documenti, per cui domattina sarà data formale notizia»

SALERNO. Un intrigo che nasce tra sale operatorie e studi legali. Ecco la genesi dell’inchiesta che conduce fin dentro le stanze del potere di Palazzo Santa Lucia. I verbali dell’intercettazioni si chiudono con l’sms inviato il 21 luglio al capo staff politico di De Luca, Nello Mastursi dall’avvocato Giuseppe Vetrano e con il quale si comunica il deposito della sentenza. Che sarà resa pubblica solo il girno dopo. Nella genesi spunta il nome di un primo intermediario, l’ortopedico Giuseppe Bisogno che alla fine risulterà poco efficace per le mire della cricca. Nei verbali delle intercettazioni c’è la nascita della “trattativa” e come i “manna’s boy” arrivano nella stanza di Mastursi. Un colpo di fortuna, che Manna coglie al volo. La moglie, il giudice Anna Scognamiglio, sarà la relatrice dell’udienza che il 17 luglio deciderà delle sorti del presidente della Campania. Su De Luca incombe la sospensione dettata dalla legge Severino. Una occasione ghiotta per Manna per potersi accreditare e dunque raggiungere i suoi obiettivi.

LE INTERCETTAZIONI

ORIGINE DELL’INTRIGO. Il primo luglio Manna viene a conoscenza dell’incarico affidato alla moglie (il giudice Scognamiglio, ndr) e tenta di contattare immediatamente Giorgio Poziello perché è a conoscenza del fatto che l’infermiere conosce qualcuno, a Salerno, che può avvicinare De Luca. Alle 16,35 Pozziello finalmente risponde.
Guglielmo Manna: «Finalmente mi rispondi, dalle 2 ti sto chiamando: che fine hai fatto?»
Giorgio Pozziello: «Gegè ti ho chiamato 50 volte».
M: «ma quando mai io ti ho chiamato. Ti devo parlare un attimo».
P: «Ci vediamo a piazza Trieste e Trento».
Dopo l’incontro tra Manna e Poziello, quest’ultimo contatta Giuseppe Bisogno per riferirgli che ha un “cosa” importante da comunicargli.
Giorgio Poziello: «Ascoltami bene. L’altra volta tu mi hai detto che se voglio conoscere “quella persona” l’amico del suo cuore è un tuo amico».
Giuseppe Bisogno: «Assolutamente sì».
P: «Allora io tengo una cosa troppo importante da dirti domani. Questo può essere tutto a vantaggio solamente del “tuo”».
B: «Poi ne parliamo a voce dai».
P: «Troppo importante».
Il giorno dopo i due si incontrano a Battipaglia al Campolongo Hospital. Discutono della «cosa troppo importante» e subito dopo Poziello riferisce a Manna l’esito dell’incontro.
Guglielmo Manna: «Hai fatto quello che diovevi fare?»
Giorgio Poziello: «Sì, ho fatto tutto e qui vicino a me e ti vuole salutare».
M: «Passamelo»
Giuseppe Bisogno: «Abbiamo parlato con Giorgio, adesso verifichiamo questa possibilità».
Il giorno dopo, è il 3 luglio, Poziello telefona a Bisogno per incalzarlo e per spiegargli che l’udienza decisiva è quella del 17 luglio. E lo fa per rafforzare la «cosa troppo importante» che gli ha comunicato qualche giorno prima.
Giorgio Poziello: «Questa che è uscita è una cosa provvisoria (riferendosi alla sentenza del 2 luglio, ndr). Ma è il 17 quella che è importante».
Giuseppe Bisogno: «Va buono».
P: «Quindi tu questo passaggio lo puoi fare»
B: «Va bene»
P: «E digli che il 17 siamo disponibili prima».
Tre giorni dopo, Poziello chiama Bisogno per avere notizie dell’avvenuto contatto. Ma il medico salernitano gli comunica che “loro” non sono interessati.
Giorgio Poziello: «Tutto a posto?»
Giuseppe Bisogno: «Sì, tutto bene ho parlato di quella cosa “loro” si sentono sicurissimi e non hanno bisogno di nulla».
P: «Non ho capito»
B: «“Loro” si sentono sicurissimi».
Il silenzio registrato nei giorni successivi lasci presupporre che la cricca abbia desistito dal portare avanti il progetto. Ma così non è.

LA TRATTATIVA. Qualche giorno dopo Manna e Poziello provano una nuova strada per arrivare a Palazzo Santa Lucia e portare in dote quella «cosa troppo importante». Capito che Bisogno era inefficace, si prova a utilizzare Gianfranco Brancaccio che farà da tramite con il politico avellinese, l’avvocato Giuseppe Vetrano capolista irpino di “Campania Libera” alle scorse regionali. Il 13 luglio c’è il primo contatto: presso l’hotel Ramada, quartier generale delle convention targate Pd. Brancaccio, Pozziello, Manna e Vetrano sono a Napoli e presumibilmente gettano le basi per la trattativa. Il 16 luglio si registra una repentina accelerata delle trattative. Nel primo pomeriggio, alle 14,30, Vetrano chiede a Brancaccio, con un sms, il cognome del giudice che «tratta la causa». Brancaccio non rispone e telefona.
Giuseppe Vetrano: «Senti un poco la moglie di Guglielmo come si chiama di Cognome?».
Gianfranco Brancaccio: «Scognamiglio».
V: «Ah! Giusto e lui Manna?».
Immediatamente dopo Brancaccio riceve la telefonata di Manna.
Giuseppe Brancaccio: «Willi ho ricevuto prima il messaggio (di Vetrano, ndr) e sono in attesa della conferma».
Guglielmo Manna: «Allora lasciamo libero il telefono. Non ti preoccupare e stai attentio a non farti scappare messaggio».
Alle 21 e 50 dello stesso giorno, Brancaccio comunica a Manna di aver ricevuto via sms la bella notizia («Possiamo procede, informa tu gli amici»).
Gianfranco Brancaccio: «È arrivata quella bellissima notizia».
Guglielmo Manna: «Dimmi, dimmi»
B: «Eh! Tutto a posto».
M: «Ah! Ha fatto l’operazione?».
B: «Sì, sì mi ha mandato un messaggio e ha detto puoi procedere con gli amici».
M: «Quindi? Mamma mia, stiamo con i piedi per terra».
B: «Infatti»
M: «Ripeti un’altra volta voglio essere sicuro di aver capito bene. Ripeti un’altra volta. Tutto a posto ha detto?».
B: «Ora te lo inoltro. Tanto quelli sono proprio due righi».
M: «Uà bellissimo! Mamma mia, troppo bello».
B: «Continuiamo ad essere in partita a questo punto»
M: «Alla grande! Te l’ho detto che si combatte fino all’ultimo minuto».
B: «Infatti io stavo come un falchetto sopra al telefono».
Poco dopo intercorre una nuova telefonata tra Brancaccio e Manna. Il primo chiede se domani (17 luglio data dell’udienza) la vicenda si sarebbe risolta e divulgata. Manna confida di aver parlato con la moglie ma che, per ragioni tecniche, dovute a probabili problematiche procedurali, la cosa sarebbe stata divulgata più tardi. Ma intanto Manna invita Brancaccio a tranquillizzare Vetrano e a riferire che «è tutto a posto».
Guglielmo Manna: «Ho appena finito di parlare con Anna per cui puoi tranquillizzare».
Gianfranco Brancaccio: «Quindi lo faranno loro (il collegio giudicante) domani direttamente?».
M: «No, domani no. Però appena gira il week and».

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IL “BLUFF” DI BRANCACCIO. In uno scambio di sms tra Brancaccio e Vetrano avvenuto il giorno prima dell’udienza, l’avvocato napoletano - supportato da Manna - cala l’asso e tranquillizza Vetrano: «C’è già la certezza. Domani concordiamo come divulgarla». E Vetrano, per paura che la notizia sfugga di mano chiede a Brancaccio di: «Restiamo noi tre».

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IL GIORNO DELL’UDIENZA. Il 17 luglio Manna telefona alla moglie mentre è in udienza.
Guglielmo Manna: «Tutto a posto? Fila tutto come previsto?».
Anna Scognamiglio: «Ci sono 50 avvocati. In stanza non si riesce a stare. Finora hanno parlato solo la metà».
M: «Io sto un attimo con Gianfranco ad Avellino».
Sempre nello stesso giorno dell’udienza, viene intercettata una telefonata tra Poziello e Angrisani nella quale il capo sala dice di aver conosciuto il sindaco di Salerno e di essersi incontrato con i suoi avvocati.
Giorgio Poziello: «Ho conosciuto “quello” di Salerno»
Eliano Angrisani: «Ah!»
P: «Con il sindaco. Poi c’è stata una cosa ancora più importante con i suoi avvocati».
A: «Novità?»
P: «Sì! Che lui ha accettato la cosa».
Ma evidentemente, Poziello confonde gli avvocati di De Luca con gli avvocati della cricca. Perché più avanti, nella conversazione si chiarisce: «Ci siamo incontrati ieri (16 luglio) all’hotel Ramada e venne questo di Avellino (Vetrano) che è il suo difensore. Poi venne quell’altro, il corto (Brancaccio) che venne con un’altra persona, un altro avvocato». Poziello nella conversazione conferma che alla cricca che avrebbe dovuto riportare la notizia, fu lui a dire, parlando per metafore: «Ci sta uno che sta in rianimazione che può essere che campa oppure muore: lo vogliamo tirare fuori? Queste sono le condizioni».

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L’SMS A MASTURSI. Era il 21 luglio, è sera, la sentenza sarebbe uscita solo il giorno dopo ma il capo staff di De Luca riceve l’sms atteso da tutti. Lo invia Vetrano: «Caro Nello, ho consegnato in serata i documenti, per cui domattina sarà data formale notizia». In una serie di intercettazioni tra Manna e Brancaccio intercorse il 20 luglio si chiede di posticipare l’uscita della sentenza che era programmata per il 21. Manna si rende disponibile. Per altro sul telefono di Brancaccio si registrano, già il 20, alcuni messaggi di Vetrano che chiedeva un posticipo: «Sarebbe meglio notificare martedì nel pomeriggio così ho modo di parlare in mattinata». Immediatamente la conversazione con Manna, Brancaccio con un sms a Vetrano conferma il posticipo: «La conferma è confermata per domani». Poi l’sms a Mastursi di Vetrano.