Il racconto choc della donna seviziata a Pagani «Lui mi tortura ma non lo denuncio»

Il compagno le ha fatto colare plastica fusa sul corpo «Non voglio che stia in carcere per colpa mia, potrebbe vendicarsi su di me e la mia famiglia»

PAGANI. «Non sarei mai andata da nessuno a denunciarlo. Non volevo neanche che mi portassero al pronto soccorso. Anche quando sono stata picchiata altre volte non ho mai pensato di denunciarlo. Ho paura di lui, temo che si vendichi, su di me o sulla mia famiglia che è in Marocco». È uno dei passaggi della deposizione drammatica resa al magistrato dalla 25enne torturata a Pagani dal compagno, che sabato sera l’ha legata mani e piedi e le ha fatto colare sul corpo la plastica fusa di una bottiglia e di un cucchiaio. Ai carabinieri che l’avevano raggiunta in ospedale non aveva voluto dire nulla, poi con il magistrato ha piano piano superato lo choc iniziando a raccontare una storia di vessazioni e paura. La convivenza con il connazionale di 36 anni era iniziata nel 2014, un rapporto all’apparenza sereno anche se lui non ha mai voluto che lavorasse e nemmeno che uscisse da sola. «Non mi sono mai opposta perché volevo stare tranquilla – ha spiegato la donna – ma in fin dei conti la situazione, fin quando andavamo d’accordo, non mi pesava più di tanto».

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A dicembre scorso, invece, i primi episodi di violenza: «Prima di Natale è capitato alcune volte che alzasse le mani. Ricordo che una mattina doveva andare al lavoro alle 4 del mattino e mi chiese di preparargli la colazione, io dissi che avevo sonno ma lui mi fece alzare dal letto con schiaffi e pugni». Era solo l’inizio. Col passare delle settimane la gelosia dell’uomo diveniva sempre più morbosa, al punto che ogni volta che usciva lasciava la donna chiusa a chiave e con le finestre sbarrate. E ciò nonostante l’accusava di approfittare della sua assenza per fare entrare in casa altri uomini.

Lo scorso marzo si erano allontanati, ma a maggio sono tornati insieme e la vita familiare è divenuta un incubo. «Mi picchiava, se non tutti i giorni in maniera costante – ha confidato la donna al magistrato – e mentre lo faceva mi diceva che prima o poi avrebbe scoperto le relazioni segrete e mi avrebbe ucciso. Un giorno mi ha colpito alla schiena con una barra del letto». Negli ultimi tempi non voleva che uscisse più neanche in sua compagnia: «L’ultima volta è stato ad aprile, per fare la spesa». Poi è rimasta come murata viva fino a sabato notte, quando dopo le botte e le sevizie è riuscita a scappare e ha chiesto aiuto in strada». L’uomo è stato arrestato dai carabinieri mentre la raggiungeva in ospedale ed è adesso in carcere, difeso dall’avvocato Gerardo Cembalo. È accusato di lesioni gravi, sequestro di persona e maltrattamenti, ma lei non ha presentato denuncia. «Temo che possa pensare che se va in carcere è colpa mia – ha dichiarato – ma io ribadisco che non voglio sporgere querela per quello che mi ha fatto».

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