il fatto

Fonderie Pisano, quattro aree per la delocalizzazione dell'azienda

Tre di queste furono individuate dall’Asi già nel 2014: ex Pennitalia, ex Ideal Standard ed ex Fonditori Salerno

SALERNO. L’attenzione scatenatasi sulle fonderie Pisano e, in particolare ieri, sull’aggressione al presidio dei manifestanti non può e non deve far perdere di vista il vero obiettivo della questione: la delocalizzazione. Il processo è ricominciato praticamente da zero, o quasi. Gli ultimi segnali in tal senso risalgono addirittura al luglio 2014 quando si tenne l’incontro all’Asi, il consorzio Aree per lo sviluppo industriale, in cui si identificarono tre siti validi per il trasloco dell’opificio di via dei Greci. Ex Pennitalia, ex Ideal Standard ed ex Fonditori Salerno erano i tre siti individuati dal presidente del consorzio, Gianluigi Cassandra e dai tecnici, con tanto di cartine e dati alla mano. Un’altra opzione, poi scartata, era quella dell’area destinata all’interporto di Battipaglia, forte di ben 450mila metri quadrati. Presenti erano un po’ tutti, Ciro Pisano, Cgil e comitato “Salute e Vita” compresi.

Dopo un anno e mezzo però la questione è tornata nel dimenticatoio proprio quando servirebbe in realtà dare una bella accelerata al processo che, con il presidio dei manifestanti e la distruzione dello stesso da parte di un gruppo di lavoratori, ha visto un notevole aumento della tensione. Serve muoversi velocemente ma dalla prefettura e dalla Regione, nonostante gli episodi di questi giorni, di convocazioni al tavolo tecnico nemmeno l’ombra. Che si attenda che la Provincia di Salerno abbia il tempo necessario per avere delle aree sicure e delle ipotesi valide da proporre?

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Può essere, dato che da più parti si indica proprio nell’ente di palazzo Sant’Agostino l’organo che dovrà individuare le scelte papabili.

Tra i requisiti minimi richiesti dalla proprietà già durante l’incontro all’Asi vi è la capienza. Circa 200mila metri quadrati che però l’ingegner Pisano ha proprio ieri annunciato di poter anche ridiscutere – «in nome di un processo di delocalizzazione veloce e senza più ritardi» – durante l’incontro in azienda con il sindaco Napoli e gli altri poco dopo il fattaccio. Non solo. Il grande polo meccanico con la costruzione di una nuovissima fonderia di ultimissima generazione ad impatto minimo potrà quindi essere costruita in uno spazio minore, facilitando l’individuazione dei terreni, ma si potrebbe fare anche di più, abbattendo il limite dei 25 chilometri di distanza dal capoluogo. Il perché è presto detto: una delle aree più papabili è quella del cosiddetto Cratere, cioè i siti industriali nei comuni di Buccino, Palomonte, Contursi ed Olivetro Citra, che a quanto pare potrebbero fornire lotti che farebbero proprio al caso della famiglia Pisano, seppur ad un chilometraggio praticamente il doppio del minimo richiesto. Uno scoglio che però, dopo gli ultimi eventi della sospensione delle attività produttive voluto dalla Regione, dopo le proteste dei cittadini e dopo il grave incidente di mercoledì tra manifestanti e lavoratori, potrebbe essere davvero superabile con un minimo di buonsenso che la società pare aver già dimostrato di avere. La particolarità di queste aree, soprattutto quella di Buccino, sta nella totale trasformazione del lotto che presenterebbe anche dei capannoni che, ovviamente, in caso di trasloco e di costruzione della nuova fonderia, dovrebbero essere definitivamente abbattuti e smaltiti. Bisognerà ora valutare davanti a delle proposte concrete davanti un tavolo reale, faccia a faccia, senza dimenticare dell’ipotesi Sardone. Se questa ipotesi, probabilmente la più gradita dai Pisano per la vicinanza all’area dei Fonditori Salerno e alla presenza del territorio già acquistato dall’azienda di via dei Greci, dovesse naufragare servirà per forza di cose un piano B efficiente, che comprenda tra l’altro l’indiscutibile caratteristica del trovare un lotto che sia in una zona industriale, per evitare il rinnovarsi di una storia che sembra non avere mai fine.