Il caso

Fonderie Pisano: per la nuova sede c’è l’ipotesi Pugliano

Ricognizione dei tecnici nell’area industriale di Montecorvino

SALERNO. Si allargano le aree della possibile delocalizzazione delle Fonderie Pisano. In questi giorni, pare, siano stati effettuati sopralluoghi anche a Montecorvino Pugliano, in particolare nell’area – circa 110 mila metri quadrati – a monte dello svincolo autostradale. Fino ad oggi le aree interessate erano quelle del “cratere”, Buccino, Palomonte, Contursi e Oliveto Citra. Il sopralluogo è stato ricognitivo, come quelli effettuati in tutte le aree disponibili della provincia di Salerno, e al momento non c’è nulla di definitivo. È chiaro che la delocalizzazione delle Pisano, dopo l’incontro avvenuto a Roma all’inizio del mese, farebbe gola anche agli amministratori. Infatti l’area che sarà scelta verrebbe immediatamente considerata “di crisi” e dunque appetibile agli imprenditori perché, in questo modo avrebbero accesso ai fondi Invitalia.

Fonderie Pisano, gli operai bloccano il traffico
Il centro di Salerno paralizzato per la protesta dei lavoratori che hanno manifestato all'altezza della sede della Provincia (video di Emilio D'Arco)

I soldi per delocalizzare. La novità fu definita al ministero per lo Sviluppo dove si incontrarono rappresentanti della Regione Campania, Cgil, lavoratori, titolari delle Fonderie Pisano e funzionari dell’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. E proprio Invitalia giocherebbe un ruolo determinante per la delocalizzazione – per la quale servono molti soldi – che salverebbe non solo i 150 operai ma anche un’industria in salute. Industria che però, dovrebbe poi essere progettata rispondendo alle ultime tecnologie che consentirebbero alle Pisano di avere un minor impatto sul territorio e sull’ambiente.

Blitz della Procura alle fonderie Pisano - Presidio permanente #Fonderie Pisano

L’impegno del presidente. Fu lo stesso presidente della Campania, Vincenzo De Luca, mesi fa a tirare in ballo Invitalia nel processo di delocalizzazione delle fonderie attraverso una serie d’investimenti. È chiaro però che non solo bisogna mettere d’accordo le parti – investitori e industriali – ma tocca anche trovare un sito idoneo al trasferimento dell’impianto e trovarlo subito. Subito significa anche e soprattutto che gli amministratori locali non pongano resistenze e anzi siano disponibili al progetto. Un progetto, questo, che attirerebbe nella zona anche altre imprenditori che potrebbero accedere, così come i Pisano, ai fondi Invitalia che in questo momento di crisi possono essere un interessante paracadute. Lo sviluppo successivo dell’area garantirebbe al Comune possibilità di incremento dei posti di lavoro. Insomma una ricchezza che è anche una grande opportunità.

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La nuova location. Dovrà essere un luogo sicuro, da far individuare e confermare alla Regione Campania, ente programmatore delle aree industriali, in modo tale da non ripetere l’esperienza avuta con l’amministrazione comunale di Giffoni Valle Piana, che in un primo momento aveva avallato la delocalizzazione e poi si era tirata indietro. Un colpo duro per l’azienda che, rimasta scottata dall’esperienza, non intende assolutamente ripeterla. Da qui la richiesta di Pisano e soci, di una garanzia istituzionale prima di pubblicizzare un qualsiasi sito. E qualche giorno fa, la proprietà,, in un comunicato a firma del presidente Mario Pisano, aveva spiegato che «esiste un problema molto serio di continuità produttiva che non può essere accantonato: la disdetta di commesse importanti nelle more della delocalizzazione è più che prevedibile: la permanente chiusura dell’impianto di Fratte si rivelerebbe già nel breve periodo il passaggio finale e conclusivo della storia industriale delle Fonderie Pisano». Da parte dei Pisano si ribadiva «la piena disponibilità a ogni forma di collaborazione con le Autorità competenti al fine di non interrompere il ciclo produttivo nel sito di Fratte, sottoponendosi a monitoraggi più intensivi e quotidiani. Dal punto di vista finanziario sono già allo studio programmi di investimento che dovranno essere valutati anche dalla parte pubblica nell’ambito dei diversi strumenti di politica industriale che risultano operativi sul territorio nazionale».