la protesta

Il corteo degli operai blocca la città: «Le istituzioni non danno risposte»

«Nessuno sa dirci niente, mancano le risposte delle istituzioni che continuano a tergiversare»

SALERNO. «Nessuno sa dirci niente, mancano le risposte delle istituzioni che continuano a tergiversare». Sono i lavoratori delle Fonderie Pisano ad annunciare battaglia, decisi a non demordere nonostante lo spettro del licenziamento diventi ogni giorno sempre più vivo. Senza stipendio dal primo luglio e senza la possibilità di ammortizzatori sociali, circa un centinaio di operai, supportati dalle proprie mogli e dai propri figli, hanno organizzato il corteo che li ha visti marciare per le strade del centro cittadino e portarsi sotto le case delle istituzioni.

Ancora una volta è la Prefettura a essere interpellata e a ricevere una delegazione di lavoratori e sindacalisti della Cgil. Ancora una volta però un nulla di fatto. Il prefetto Salvatore Malfi, in partenza per Roma, ha rinviato l’incontro. «Il prefetto – ha spiegato il segretario provinciale della Cgil Fiom, Francesca D’Elia – ha assicurato di voler trovare una soluzione. Il percorso è lo stesso individuato anche da noi, per una riapertura in sicurezza».

«Prendiamo come esempio quello dell’Ilva di Taranto, a cui è stato permesso di lavorare sotto controllo della magistratura pur di salvare i lavoratori – ha affermato invece Anselmo Botte, della segreteria della Cgil Salerno – Ora sta alla procura scegliere. Una volta sbloccato il sequestro si potrà far ripartire l’iter della delocalizzazione, con un nuovo progetto in area industriale, che è quello a cui puntiamo e che abbiamo concordato anche con il ministero dello Sviluppo economico e con la Regione». Tempo però non ce n’è più, e i lavoratori lo sanno bene tanto da aver organizzato il corteo insieme alle proprie famiglie.

La cronaca. La protesta pacifica quanto rumorosa, fatta di striscioni e bandiere della Cgil e composta dal corteo di operai con famiglie al seguito, ha avuto inizio intorno alle 8.30. Partito direttamente da via dei Greci, sede delle Fonderie Pisano, il serpente di manifestanti si è snodato per il quartiere Fratte per poi procedere per via Calata San Vito e il rione Carmine, fino a giungere al centro cittadino.

Tanti i fischi sotto il palazzo della Provincia, che solo dieci giorni fa aveva chiuso le porte ai lavoratori. Grande è stato il disagio arrecato alla circolazione stradale. Per diversi minuti il traffico è stato letteralmente paralizzato, sotto l’occhio però delle forze dell’ordine e della Digos, presenti per tutto il tragitto. Intorno alle 11 il corteo è arrivato alla meta finale, fermandosi davanti il palazzo prefettizio in piazza Amendola.

Un tragitto lungo, sotto un sole cocente, che però non ha scoraggiato minimamente lavoratori e famiglie.

Le proteste. «Fateci riaprire – è l’appello di Vincenzo Coppola, uno dei lavoratori – fate in modo che possiamo tornare a lavorare. Il nostro peggiore incubo, ovvero il ritiro delle commesse, si sta avverando. Le Fonderie hanno perso negli ultimi giorni ben 10 modelli di stampo e ciò significa che quei lavori verranno fatti da altre industrie in altre parti d’Italia. Non ci stanno lasciando scampo».

L’ultima parola è della procura che il 24 giugno ha sequestrato lo stabilimento, pochi giorni prima che l’Arpac di Salerno, sotto la neodirezione di Antonio De Sio, potesse effettuare la seconda fase di sopralluoghi a macchinari accesi.