il dossier all’antimafia

Droga e soldi sporchi: i clan cambiano pelle e investono capitali

A Battipaglia l’epicentro di importanti indagini della Dda. La rete di compiacenze con professionisti e amministratori

BATTIPAGLIA. La città capolfila della Piana epicentro delle più importanti indagini in corso in materia di criminalità organizzata e reimpiego in attività lecite di capitali sporchi. È quanto emerge dalla relazione alla Distrettuale nazionale antimafia del procuratore generale presso la Corte d’Appello di Salerno, Leonida Primicerio. L’ex pm di punta del pool antimafia conosce bene la realtà criminale salernitana. E la sua relazione con molte probabilità è finita sul tavolo della Commissione antimafia che si è occupata degli “impresentabili”.

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Criminali vecchi e nuovi. Primicerio scrive nel suo dossier che a Battipaglia, accanto al fenomeno del rientro in campo di ex capibastone, stanno crescendo giovani criminali. A Battipaglia, in particolare, c’è il clan che fa capo a Pierpaolo Magliano, collegato al noto capo (detenuto) Biagio Giffoni. «Gli accertamenti hanno condotto all’individuazione di una associazione mafiosa, oltre che di una associazione finalizzata al traffico di stupefacenti». Un sodalizio «che si pone in linea di continuità operativa rispetto al clan Giffoni, il quale, a sua volta, si collocava sulla scia del clan Pecoraro. Tale successione cronologica, confermata anche dalla presenza all’interno delle formazioni criminali sopravvenute di elementi presenti in quelle precedenti – osserva il magistrato – impone la massima attenzione per scongiurare il pericolo, invero concreto, della costituzione di un nuovo gruppo egemone nella città di Battipaglia».

L’associazione individuata, inoltre, «si è resa responsabile di allarmanti reati e si è spinta fino al punto di condizionare e pregiudicare la libera espressione del voto in occasione delle comunali del 2009». Nel giugno 2015 il blitz nei confronti di 83 indagati che appartenevano a questo gruppo. Ma le indagini proseguono.

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I “colletti bianchi”. Primicerio nel suo dossier lancia un altro allarme che riguarda anche la Piana del Sele: «La presenza indisturbata sul territorio della provincia e negli affari leciti e/o illeciti – compresi quelli concernenti il trasporto su gomma dei prodotti agricoli, del ciclo dei rifiuti, del mercato del pesce – di personaggi collegati a gruppi criminali del Napoletano e Casertano». Presenze che «sono indici rilevatori dell’attuale assenza di associazioni camorristiche locali di particolare spessore capaci di contrastare le incruenti invasioni di quelle operanti nel resto della Campania e, al tempo stesso, di nuovi fenomeni e modalità operative criminali che richiedono la massima attenzione e celerità preventiva e repressiva per comprendere le nuove dinamiche criminali e stroncare sul nascere ogni forma di criminalità organizzata da loro derivanti prima che inquinino irrimediabilmente il territorio, acquisendo il controllo delle principali attività economiche».

La camorra imprenditrice, insomma, che stando alle ultime indagini, ha incrementato «gli investimenti di danaro di provenienza illecita in attività imprenditoriali e commerciali apparentemente gestite da persone immuni da precedenti penali gravi, ma legate di fatto a noti ed importanti pregiudicati che oggi stanno investendo in vari settori tramite una rete di persone compiacenti, compresi, molto probabilmente, professionisti e pubblici amministratori». Per l’ex pm, insomma, «è superata la fase visibile e violenta dell’arricchimento illecito da parte delle organizzazioni criminali e si manifestano segnali di una attività carsica di gestione, reimpiego e reinvestimento dei capitali illeciti nei circuiti dell’economia legale».

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