Il caso

De Luca dà della "bambolina" alla sindaca di Roma

L'incidente durante la direzione Ps. il Presidente della giunta regionale della Campania utilizza parole sessiste nei confronti dell'esponente M5S. Cuperlo lo riprende bacchettandolo e Renzi prova a rilanciare la sfida alla minoranza

ROMA. «Se volete che lasci, non avete che da chiedere un congresso e possibilmente vincerlo, in bocca al lupo. Se volete dividere i due incarichi, premier e segretario, non avete che da chiedere una modifica statutaria e farla approvare». Alla prima direzione del Pd dopo il flop delle amministrative va in scena la resa dei conti tra la minoranza dem e Matteo Renzi, che denuncia la strategia del “Conte Ugolino” e respinge il partito delle correnti. Il premier ha provato a serrare i ranghi in vista del referendum di ottobre e lo ha definito importante «non per i destini di qualcuno ma per il futuro della credibilità della classe politica italiana». Una consultazione con la quale «se vince il “sì”, si chiude la stagione delle riforme e inizia il futuro del paese».

leggi anche: Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca Vincenzo De Luca e il mancato rispetto per le donne La sindaca di Roma, Virginia Raggi, che diventa “bambolina” non è che l’ultimo segnale di una scarsa considerazione, anzi di una considerazione “proprietaria” dell’altro genere. Il tutto nel silenzio dei suoi due partiti, il Partito democratico e il Partito deluchiano che spesso sono la stessa cosa, anzi il secondo prende il sopravvento sul primo e impedisce ogni discussione

E sulla personalizzazione del voto: «Il referendum non riguarda me, ma riguarda il Paese. Se passa, la classe politica ha dato un segnale, la più bella pagina di autoriforma che una classe politica abbia fatto in occidente». Sul referendum di ottobre Renzi ha detto che in caso di vittoria del No potrebbe finire la legislatura. «C’è qualcuno tra voi che pensa sinceramente che, dopo che la legislatura è nata e ha fatto ciò che ha fatto, in caso di “no” al referendum, il presidente del Consiglio, e io penso anche il Parlamento, non ne possa prendere atto?» spiega il premier.

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Renzi parla anche di Brexit («Farà più male ai britannici che a noi»)e delle banche («salvare i correntisti non significa fare gli interessi delle lobby»), ma sono i litigi nel Pd a dominare la scena. «La stagione in cui qualcuno dall’alto della sua intelligenza si diverte ad abbattere il leader è finita. La strategia del Conte Ugolino non funziona. Se volete i caminetti prendetevi un altro segretario perché io voglio aprire le finestre e non chiuderle. Da Prodi a Veltroni ho sempre detestato gli attacchi al leader senza strategia alternativa» attacca Renzi, che punta il dito contro i malpancisti e impone uno stop alle correnti. «Finché il segretario lo faccio io le correnti non torneranno a guidare il partito» dice il segretario.

La relazione viene fatta a pezzi dagli esponenti della minoranza. «È suonato l’allarme, l’ultimo. Oggi tu sei visto come un avversario da una parte della destra, ed è bene così, ma anche da una parte della sinistra e questo è un dramma» taglia corto Gianni Cuperlo, che chiede a Renzi di cambiare registro. «Senza una svolta, tu condurrai la sinistra italiana ad una sconfitta storica» attacca l’esponente della minoranza che definisce «miope» la relazione di Renzi e dà la stoccata finale: «Esci dal talent di un’Italia patinata e fatta di opportunità e scopri la modestia». Ed anche sul no al doppio incarico Cuperlo non insiste: «Al prossimo congresso io non sosterrò un capo, ma un ticket composto da una candidatura solida per la guida del governo e una personalità diversa per la guida del partito». A non fare sconti è anche e soprattutto Roberto Speranza, che ha presentato un documento (poi bocciato) che dà “piena cittadinanza” dentro il Pd anche ha chi sostiene le ragioni del “No” al referendum e picchia sul segretario. «Renzi deve fare quello che fino a ora non ha fatto. Tu non hai fatto il segretario del partito e oggi il Pd è più debole di prima. Se non si cambia andiamo a sbattere». Si apre anche il caso di Fabrizio Barca: «La relazione di Renzi e lo svolgimento della discussione mostrano che non esiste la volontà di avviare quelle revisioni dell’organizzazione del partito che ben prima delle ultime vicende elettorali, nell’autunno del 2014, avevano indotto alla costituzione di una Commissione di cui ero stato chiamato a fare parte. Mi dimetto pertanto pubblicamente dalla suddetta Commissione, che ha rivelato la sua assoluta inutilità».

Ma la riunione della direzione Partito democratico è stata caratterizzata anche dallo scontro tra Cuperlo e il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che nel suo intervento ha definito Virginia Raggi «una bambolina imbambolata». A stretto giro di posta ha replicato l’ex candidato alla segreteria del partito: «Virginia Raggi non è una bambolina. È il sindaco di Roma e merita rispetto». Ma le sue non sono state le uniche parole di risposta alle considerazioni di De Luca. Di medioevo politico ha parlato l’ex ministro per le pari opportunità, Mara Carfagna, in un tweet. Ma anche dall’interno del partito sono arrivate osservazioni critiche, non solo dalla minoranza. Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, che ha anche la delega alle Pari opportunità, ha definito «sbagliate e ingiuste» le espressioni usate nei confronti di «Virginia Raggi. Che è una donna, una professionista ed è la sindaca di tutti i romani, avendo vinto le elezioni». Particolarmente svero il giudizio di un’altra esponente dei Dem, la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli: «Considero offensivo e sessista il linguaggio utilizzato da De Luca, definire Virginia Raggi una “bambolina” è una grave forma di discriminazione, tipica della peggiore retorica misogina».

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