«Congrue le terapie praticate a Renzi»

Il responsabile del Servizio psichiatrico Davide Amendola: «Nessuno lo ha abbandonato»

SALERNO. Il giorno dopo l’orrore di Torrione la città, sgomenta, si interroga sulla efficacia o meno del sistema psichiatrico. Sui metodi, sulla sua giurisprudenza, sulla mancanza o meno di strutture idonee. Tanti perché che spingono i più a pensare che forse, questa morte, poteva essere evitata così come si poteva evitare la sofferenza patita dalla signora Maria Pia Guariglia negli anni trascorsi accanto al figlio malato. Anni tremendi - ascoltando i ricordi di chi aveva conosciuto la famiglia Renzi - in cui, forse proprio la mamma per proteggere il figlio, non aveva mai avuto il coraggio di denunciare fino in fondo tutti gli episodi di violenza subiti. Così il balletto delle responsabilità che rimbalzano o che vengono tirate in ballo. Forse anche per questo arriva la precisazione del responsabile del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Salerno, il dottor Davide Amendola, che in una nota chiarisce: «Il paziente, ricoverato dal 28 gennaio 2013 al 21 marzo 2013, è stato trattato con congrue terapie e successivamente affidato agli operatori del Centro di salute mentale di Salerno con i quali si è concordato un ulteriore periodo di ricovero presso una Casa di cura psichiatrica accreditata del territorio dalla quale è stato dimesso nel mese di giugno di quest’anno». Ed ancora: «Non è stato dimesso direttamente dal nostro reparto né tantomeno abbandonato a se stesso ed alla famiglia, ma viceversa inserito in un Centro specializzato per la cura di tale patologia in una fase specifica di sub-acuzie».

Certo è che Lino Renzi è ritornato a casa, al fianco di una madre 70enne che per quanto avesse a cuore le sorti di un figlio “sfortunato”, non avrebbe mai avuto l’energia per tenere a freno la forza di quel figlio che già più volte l’aveva picchiata. ©RIPRODUZIONE RISERVATA