Cocaina fatale, il pusher torna a casa

SALERNO. Lascia il carcere e va agli arresti domiciliari Ciro Palladino, il 45enne di Torrione accusato di avere venduto a Vincenzo Mannina le dosi di cocaina che, nell’aprile del 2016, ne hanno provocato la morte. Il giudice delle indagini preliminari Maria Zambrano ha accolto i rilievi del difensore Vincenzo Faiella su indizi di colpevolezza ed esigenze cautelari, ritenendo sufficiente la restrizione in casa anche in considerazione dell’assenza di precedenti penali. Ai domiciliari era già l’altro arrestato, il 39enne Enrico Alfano di Fratte, che non è coinvolto nella vendita di coca a Mannina ma che per il sostituto procuratore Elena Guarino è il principale fornitore di stupefacente a cui si rivolgeva Palladino.

Il giro d’affari ricostruito dai poliziotti della Squadra Mobile si concentrava tra bar e locali notturni, una clientela medio alta che pagava anche cento euro per una dose. Quella mattina dell’1 aprile 2016 Mannina ne chiese due in sole cinque ore, cocaina purissima che decise di iniettarsi per accelerare l’effetto. Il suo organismo non resse. Secondo gli accertamenti medico legali morì per un arresto cardiocircolatorio determinato dall’overdose, e le indagini hanno individuato in Palladino l’uomo che per due volte lo aveva raggiunto dinanzi alla sua abitazione di Sant’Eustachio per vendergli lo stupefacente. Il suo numero di telefono, archiviato nel cellulare di Mannina con il nome “Michele Fra”, è quello che il 49enne contattò più volte nelle ore antecedenti alla morte chiedendo di “portare cento”, una cifra che per gli inquirenti equivaleva al prezzo della dose. Da quei contatti gli inquirenti sono partiti per mettere sotto controllo l’apparecchio di Palladino, intercettando un altro episodio di spaccio e risalendo ai rapporti con Alfano. Indagata anche la moglie di Palladino, Iolanda Desiderio, accusata di complicità nell’attività di spaccio. 

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