il fatto

Cava de' Tirreni: Abusi su un minore, restano in galera

Il Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati di Giuseppe Alfieri e Simeone Criscuoli

CAVA DE' TIRRENI. Restano in carcere gli indagati per le presunte violenze sul 17enne nel centro massaggi di via Talamo. Respinto il ricorso dai giudici del Riesame.

Niente misura restrittiva alternativa per Giuseppe Alfieri, 51 anni, sul quale pesa la grave ipotesi di accusa di violenza sessuale, e Simeone Criscuoli, 47 anni, il cuoco originario di Agerola, ma residente a Vicenza, indagato in concorso.

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La decisione del collegio presieduto dal giudice Gaetano Sgroia è arrivata ieri, al termine della camera di consiglio e dopo una lunga discussione dei difensori Arturo Della Monica e Anna Silvia Zanini. Emergono, intanto, nuove indiscrezioni sulle indagini, soprattutto sulle perizie elettroniche e informatiche sui supporti in uso ai due indagati. Nei due computer in uso ad Alfieri e nei telefoni cellulari sequestrati non ci sarebbero file con contenuti pedopornografici. Le perizie tecniche sono state effettuate anche sui collegamenti internet, di quelli sempre in uso ai due indagati, ma la perizia non è stata ancora depositata. Dall’ordinanza di arresto, firmata dal gip di Salerno Stefano Berni Canani, però, emergono particolari raccapriccianti su quanto accadeva. Gli inquirenti hanno trovato e sequestrato all’interno del centro massaggi decine di foto e filmati pornografici. E poi i tanti video che sono ora al vaglio dei periti nominati dal pm Elena Guarino che ritraggono scene di sesso con minorenni.

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Nel video si intravede una donna nuda che prova a palpeggiare il minorenne. Le perizie dovranno stabilire il luogo della registrazione per stabilire se il set dei filmini pornografici era il centro di via Talamo dove il 17enne si era avvicinato con la promessa di girare un video pubblicitario promozionale per l’attività di massaggi di Alfieri. L’inchiesta che ha sconvolto la città è scoppiata dopo la denuncia della madre del 17enne. La donna aveva letto alcuni sms “strani” sullo smartphone del figlio. E poi raccolto le confidenze del ragazzo, facendo scoprire le violenze che sarebbero andate oltre lo scorso aprile, quando il ragazzo torna in via Talamo e trova Alfieri con altri due uomini.

Uno è stato identificato per Criscuolo. La vittima ha raccontato di un uomo anziano che calzava la parrucca e di un altro uomo che usava una maschera. Gli elementi di prova in mano agli inquirenti inchiodano finora i due indagati che, invece, si difendono dalle accuse. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia Alfieri disse di non sapere che la presunta vittima fosse minorenne. Aggiunse di aver smesso di avere avuto incontri non appena saputo la sua età. La difesa ora prepara il ricorso per Cassazione.