Salerno

Alina e Mariana, a Salerno un filo unisce i due delitti

Dopo la perquisizione di un’auto gli inquirenti sono alla ricerca del collegamento tra i sospettati del primo omicidio e la morte della 19enne

SALERNO. Al momento non ci sono prove schiaccianti che possano collegare i due omicidi – quello di Alina Roxana Ripa e quello, più recente, di Mariana Tudor Szekeres – e ritenere che le persone sospettate di un coinvolgimento nel primo delitto abbiano avuto un ruolo anche nel secondo. Ma le indagini continuano senza sosta a tutto campo al fine di chiarire le posizioni delle persone che gli agenti della squadra mobile, diretti dal vice questore aggiunto Tommaso Niglio, hanno individuato come soggetti in qualche modo non estranei almeno al primo omicidio, quello di Capodanno.

Al vaglio degli inquirenti ci sono, infatti, le posizioni di cinque persone: due albanesi, una prostituta italiana e due marocchini, a cui è stato notificato giovedì sera un decreto di sequestro e ispezione dell’auto su cui la 34enne romena Alina Roxana Ripa, trovata morta la mattina del 31 dicembre, sarebbe stata condotta la sera prima a Salerno da Casal di Principe.

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A guidare quell’auto, un’Alfa 147, c’era un 35enne albanese, poi espulso per irregolarità nel permesso di soggiorno e adesso irreperibile. A bordo c’era un’altra donna, una 26enne romena, a cui però non sono stati notificati atti giudiziari.

Il decreto di sequestro firmato dal sostituto procuratore Silvio Marco Guarriello è invece giunto a una 29enne napoletana con cui Alina era solita condividere il marciapiede, a un altro albanese di 25 anni e a due 33enni marocchini. L’ispezione sull’auto c’è stata venerdì mattina all’interno della caserma Pisacane, alla presenza degli avvocati Valentina Restaino e Saverio Sapia. Si sono cercate tracce ematiche e biologiche, con l’utilizzo di luminol e raggi ultravioletti e, secondo le indiscrezioni, sono stati repertati quattro campioni, forse liquido seminale.

Bisognerà anche capire se magari queste persone abbiano mai messo piede nell’appartamento di una traversa di via Mobilio dove la seconda prostituta trovata morta domenica scorsa, la giovanissima Mariana, appena 19enne, viveva con il marito Mihai e due amiche, anche loro nel mercato del sesso. Proprio per questo l’alcova è adesso sotto sequestro. Gli inquirenti vi hanno apposto i sigilli perché ritengono che lì possano essere trovati elementi utili per risalire alle ultime ore di vita di Mariana e all’identità di chi la uccisa.

La polizia ha già passato al setaccio il suo personal computer, dal quale si collegava al portale di annunci utilizzato per contattare i clienti. Non c’è invece traccia del telefono cellulare, che deve esserle stato sottratto la sera dell’omicidio. Secondo il marito, assistito dall’avvocato Giovanni Alfinito, la giovane ha parlato con lui al telefonino alle 22.40 del 30 aprile, subito dopo essere salita in litoranea su un’utilitaria di presunti clienti.

Alle sue spalle un’auto di grossa cilindrata che pare l’abbia seguita.

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