L'EVENTO

Alfonso Maria Fusco, il santo della sua gente

Oltre 1500 persone dell’Agro nocerino in piazza San Pietro per la cerimonia. Il vescovo Giudice: «Ci invita a vivere straordinariamente bene l’ordinarietà»

«Decernimus», lo ordiniamo. Così papa Francesco ha chiuso la formula di canonizzazione che ieri mattina ha elevato agli onori degli altari Alfonso Maria Fusco, sacerdote di Angri e fondatore della Congregazione delle suore di San Giovanni Battista. Insieme con lui, sono stati canonizzati altri sei beati: un altro italiano, due francesi, un argentino, uno spagnolo e un messicano. Il “fiat” è stato pronunciato alle 10.38, dopo il canto del Iubilate Deo. Le parole pronunciate dal papa hanno emozionato le centinaia di suore, figlie spirituali di Fusco, e i pellegrini arrivati da tutti i luoghi dove opera ed è presente il carisma battistino.

Trenta gli autobus giunti solo dall’Agro Nocerino, che hanno condotto circa 1.500 persone in piazza San Pietro. Molti sono partiti sabato mattina, per vivere anche il Giubileo della Misericordia, altri nella notte di domenica per essere presenti fin dall’alba nella piazza simbolo della cristianità. Rappresentato non solo il popolo di fedeli, ma anche le istituzioni: c’erano il sindaco di Angri, Cosimo Ferraioli, in fascia tricolore sul sagrato della basilica, e il consigliere regionale Alberico Gambino in rappresentanza della Regione che ha voluto testimoniare la propria presenza inviando anche il gonfalone. Il capogruppo di Fratelli d’Italia ha commentato: «Alfonso Maria Fusco è un dono di Dio alla nostra terra».

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Tra i vescovi concelebranti monsignor Giuseppe Giudice, guida della comunità diocesana di Nocera Inferiore-Sarno. Accanto al Pontefice, durante la consacrazione, ha offerto la sua preghiera per la terra dell’Agro. Tra gli altri concelebranti il vescovo emerito, monsignor Gioacchino Illiano, e trenta sacerdoti della diocesi. Tre seminaristi, invece, hanno prestato servizio liturgico. Al momento della lettura formula di canonizzazione, introdotti dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi, tra i postulatori c’era Paolo Villotta, che ha seguito la causa di Fusco. A portare le reliquie sull’altare papale è stata suor Maria Dulcis Miniello, la religiosa miracolata grazie alla quale è stato possibile arrivare alla canonizzazione. All’offertorio, invece, a portare i doni sono state la madre generale delle Battistine, suor Rosaria Di Iorio, e suor Prisca Mulenga.

Le parole del Pontefice. Nell’omelia, il papa ha evidenziato il senso della preghiera e, riferendosi ai sette nuovi santi, ha detto: «Hanno raggiunto la meta, hanno avuto un cuore generoso e fedele, grazie alla preghiera: hanno pregato con tutte le forze, hanno lottato e hanno vinto». «I santi – ha continuato Francesco – sono uomini e donne che entrano fino in fondo nel mistero della preghiera. Uomini e donne che lottano con la preghiera, lasciando pregare e lottare in loro lo Spirito Santo; lottano fino al limite, con tutte le loro forze, e vincono, ma non da soli: il Signore vince con loro». Riferendosi poi ad Alfonso Maria Fusco e agli altri sei testimoni canonizzati ieri mattina, il Santo Padre ha aggiunto: «Per il loro esempio e la loro intercessione, Dio conceda anche a noi di essere uomini e donne di preghiera; di gridare giorno e notte a Dio, senza stancarci».

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L’esempio di sant’Alfonso Maria Fusco. Il vescovo Giudice ha ripreso la figura del nuovo santo, invitando tutti a vivere il proprio “sogno”: «Alfonso Maria Fusco ci ricorda il ruolo della vocazione, ci ricorda che la vita deve essere appassionata perché diventi un capolavoro. Il capolavoro si ha quando si realizza il sogno del Signore. Alfonso Maria Fusco ha realizzato il suo sogno. Oggi è santo e chiama ognuno di noi a vivere, straordinariamente bene, la nostra ordinarietà. In modo appassionato, vero, divenendo educatori».

Esempio che tutti dovrebbero seguire: «Penso alle famiglie, parrocchie, oratori, associazioni, nei luoghi dove si è. Tutti siamo chiamati a educare, ma secondo il progetto che viene dal Signore, non da noi».

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