L'inchiesta

Abusi edilizi, in Costiera i più la fanno franca

Il fenomeno ha subito un forte aumento tra Amalfi e Positano Il Tribunale di Salerno, invaso dai fascicoli, può fare poco

SALERNO. Sono circa 800 le sentenze di demolizione nei 46 comuni che ricadono nella sfera di intervento della procura di Salerno. Alcune attese da dieci anni, altre maturate da poco.

Tante riguardano i comuni della Costiera. Qui gli abusi esprimono una tipologia autoctona che certo non può definirsi di necessità, se non in casi rarissimi. E il borsino della prescrizione dice che se il vento è sempre soffiato a favore degli abusivi e contro il paesaggio, nei prossimi mesi aumenterà d’intensità. Proprio tra Positano e Amalfi, grazie a una sentenza della Corte costituzionale che ha stabilito che il reato paesaggistico di cui all’articolo 181 primo comma bis della legge 42 del 2004, era incostituzionale nella parte in cui puniva il delitto paesaggistico con la reclusione fino a quattro anni, rispetto al primo comma che prevedeva “solo” arresto e ammenda. La sentenza della Corte di fatto ha derubricato il delitto in semplice contravvenzione, con la conseguenza della riduzione della prescrizione da sei a quattro anni. «Prima di questa sentenza abbiamo avuto numerose condanne per questo delitto che prevedeva il ripristino ambientale oltre alla demolizione – spiega il procuratore aggiunto Erminio Rinaldi. Ora che il delitto è diventato contravvenzione, nella Costiera le prescrizioni sugli abusi edilizi, che erano già numerosissime nella sezione distaccata di Amalfi, sono destinate a aumentare ancora da Vietri a Positano, area tutta vincolata e di notevole interesse pubblico con apposita tutela ministeriale. In sostanza con questa sentenza recente non c’è più differenza tra questa area e altre con vincolo paesaggistico».

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Un colpo non da poco a una procura che sulle aree vincolate ha formulato un pensiero unico e condiviso già ai tempi di Franco Roberti procuratore quando stabilì criteri di priorità in base ai quali demolire. E sulle aree protette e i palazzi storici, in quelle in cui dovrebbe regnare il divieto assoluto di costruire e non è possibile nessuna sanatoria, i magistrati salernitani stabilirono che bisognava demolire subito.

La valanga di nuove prescrizioni che si annuncia nella Divina potrebbe far lievitare anche le notizie di reato. «Sono una decina a settimana e non al mese – precisa il procuratore aggiunto – significa 5-600 notizie di abusi edilizi l’anno solo sul tavolo della procura di Salerno. In Costiera la maggior parte sono commessi per rendere le case più accoglienti per gli ospiti e magari fittarle a nero, poi si scoprono alberghi e lidi che hanno fatto cose anomale». Sulle aree protette, i luoghi di interesse pubblico e i siti comunitari la procura sta concentrando molte risorse. «Sono tutte aree dove c’è un divieto parziale e non assoluto di edificare, nella Costiera ma anche in tutta la fascia pinetata del litorale Battipaglia, Eboli, Capaccio.– sottolinea Rinaldi. Solo nel raggio di mille metri dell’area archeologica di Paestum c’è il divieto assoluto dagli anni Cinquanta e nonostante questo sono state eseguite costruzioni». Abusi meno ruspanti di quelli della Piana del Sele dove la procura fece sequestrare un’azienda bufalina che occupava ben sette ettari di demanio fluviale, che ricadeva sotto la responsabilità del Genio civile. E sempre nella piana si registra il sequestro più clamoroso degli ultimi anni: opere insistenti su 22 mila mq di demanio del Tusciano, occupati abusivamente. La regola principale allora resta quella: gli immobili abusivi devono essere demoliti. «Ma il proprietario non lo fa, noi non abbiamo i soldi sufficienti, i comuni solitamente non lo fanno e i furbi non affogano», allarga le braccia Rinaldi che appoggia solo in parte la proposta alla Regione del viceprocuratore generale Aldo De Chiara di fare una legge attuativa. «La Regione può fare una legge che stabilisca delle priorità nelle demolizioni con specifiche disposizioni ai comuni inadempienti, ma non sostituirsi ai comuni. Credo che la Regione non debba essere un rivale del Comune ma devono agire in modo programmato».

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