Il caso

A Salerno i Paperoni della politica

I nominati ai vertici delle società partecipate sono gli amministratori più pagati d’Italia. A dirlo è uno studio di R&S Mediobanca

SALERNO. I nominati ai vertici delle società partecipate di Salerno, sono gli amministratori più pagati d’Italia. A dirlo è uno studio di R&S Mediobanca denominato: “Economia e finanza delle principali società partecipate dai maggiori enti locali”. Salerno è quella più “generosa”, dal momento che assegna ai dirigenti compensi 2,7 volte superiori rispetto al Pil della Campania. Sei posizioni più in su di Napoli, che invece assegna compensi 2,3 volte superiori rispetto al Pil regionale. Più “poveri” i nominati della Provincia, che si attestano su compensi di 1,8 sul Pil (Reggio Calabria è in testa ala classifica delle province con 3,1) e della Regione Campania che si fermano al 2,5 (la Basilicata è in testa con 4,7). Certo, si spiega nello studio, una riduzione c’è stata. Dal 2009 al 2015 il Comune ha ridotto del 58,1%. In pratica passando dai circa 420 mila euro corrisposti ai rappresentanti negli organi di amministrazione (Salerno Mobilità, Salerno Pulita, Salerno Energia e Salerno Solidale) nel 2009/2010 si è passati a 183 mila del 2014/2015. Riduzione ottenuta anche grazia alla liquidazione della Siis e alla cessione della Centrale del Latte.

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Lo studio. Sotto la lente d’ingradimento è la holding Salerno Energia (lo studio prende in esame solo società che hanno superato i 50 milioni di fatturato e con partecipazione dell’Ente superiore al 33%) che nel 2014 ha fatturato oltre 50 milioni di euro e ha sulle spalle 233 dipendenti. L’indagine R&S Mediobanca riguarda 86 società partecipate per almeno un terzo del capitale dai 115 maggiori Enti locali italiani. Si tratta di imprese che hanno realizzato nel 2014, 32,3 miliardi di ricavi occupando 147,4 mila dipendenti. Il rapporto esamina le principali dinamiche economiche e patrimoniali nel periodo 2010-2014, distinguendole anche su base settoriale e geografica. Un’analisi approfondita è dedicata al tema dei rapporti con gli Enti locali azionisti, sia sotto il profilo dei trasferimenti che essi garantiscono a titolo di corrispettivi e contributi, sia sotto il profilo dell’intreccio dei rapporti creditori e debitori. Sezioni specifiche sono dedicate all’analisi delle dinamiche di Borsa delle società quotate ed al numero di nomine (e relativi compensi) che gli Enti locali effettuano negli organi societari delle proprie partecipate.

Le nomine del Comune. Nel 2015 le nomine effettuate sono state 9 di cui 6 quelle apicali, rispetto alle 24 del 2010 di cui 7 apicali. Ed è questo ha determinato una forte riduzione del compensi (-62,5). Una riduzione che dovrebbe esserci anche nei prossimi anni.

Il riordino delle partecipate. A obbligare gli Enti locali a predisporre un piano di razionalizzazione delle società partecipate è la legge di stabilità. La norma consente di mantenere solo le partecipazioni in società operanti nelle produzione di beni e servizi strettamente necessari al perseguimento delle finalità degli enti soci. A sfoltire ulteriormente i costi e rendere più efficiente la gestione invece il “Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica” approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri nel gennaio 2016.

I casi virtuosi. Infine il profilo dell’economia pubblica locale italiana che emerge dalla ricerca risulta fortemente sbilanciato verso le regioni del Nord, in cui si concentrano i quattro quinti del patrimonio delle partecipate, vale a dire 11,8 miliardi su un totale che ammonta a 14,8 miliardi. I principali settori in cui operano le partecipate degli enti locali sono tre e vanno dalle utilities elettriche, che da sole raggiungono un patrimonio complessivo di 8,2 miliardi, al trasporto pubblico locale, 2,4 miliardi fino agli acquedotti, 1,5 miliardi.