Salerno, i giorni della "Yasmina"

’O sciore era lì, immobile, in attesa di conoscere il suo destino. ’O viento , invece, soffiava forte: così forte che mai più si è vista una cosa del genere. Eppure, in quell’inverno del 2003, mentre la tempesta infuriava e il terrore di un disastro ambientale si faceva largo, c’è stato pure chi ha dichiarato il suo eterno amore davanti a quella nave. Capace di diventare un fenomeno di massa, qualcosa di “virale” prima ancora dell’invenzione dei social network. Esattamente vent’anni fa, il quarto giorno del secondo mese del terzo anno del Nuovo millennio, Salerno ha conosciuto la “Yasmina”. Il suono del suo nome è così orientale: non è nient’altro che la derivazione dall’antica lingua persiana della dicitura del gelsomino. ’O sciore , appunto. E ’o vient . Quel pomeriggio del 4 febbraio del 2003 soffiava su Salerno in maniera incredibile. A Torrione più che altrove: i residenti fronte- mare, quei fortunati che ogni giorno s’affacciano dai loro balconi per osservare alla loro destra la Costiera Amalfitana e alla loro sinistra quella cilentana fino a Punta Licosa, erano terrorizzati. Il mare si spinse fin sulla strada, superando le barriere degli stabilimenti balneari. Erano stupiti persino i surfisti. Già, perché in quegli anni un nutrito gruppo di giovani trasformò le spiagge del quartiere - troppo centrale per essere pienamente “zona orientale” e troppo a Est della foce dell’Irno per essere considerato parte della città antica - in una succursale di Venice Beach di Los Angeles o, senza andare e superare l’Atlantico, della Grand Plage di Biarriz, la capitale europea della tavola senza vela. Quel giorno alzarono bandiera bianca pure loro. (Alessandro Mosca)