Salernitana

Zito, è questione di feeling

Lui vuole restare, l'agente chiede chiarezza ma la società è pronta a cederlo

SALERNO. Zito ama le sfide e la prima, in estate, l’ha vinta lui. Dopo aver scherzato in estate, da Sarnano, definendo Sannino in tv «nu bell pazz», decise di fare ammattire (davvero) la Salernitana perché rifiutò ad oltranza la cessione. Nessuna possibilità di cambiare squadra. «Ci siamo salvati ed è stato come se avessimo vinto il campionato – disse osservando la tribunetta del campo d’allenamento, zeppa di parenti che gli avevano fatto l’improvvisata in ritiro – figuriamoci se lo vinciamo».

Siamo a gennaio e comincia il secondo assalto alla mezzala che non è più mezzala inamovibile, perché Bollini gli sta lanciando segnali a ripetizione, utilizzandolo da “quinto” o da riserva di Della Rocca. È evidente che la Salernitana immagini di fare altre scelte o ci stia provando. Se ne meraviglia il procuratore, quello nuovo. Dopo il divorzio da Giuffredi, Zito ha scelto l’agente Parlato che di recente ha detto: «Faccio fatica a comprendere come mai Zito resti fuori».

Nel frattempo è stato proposto all’Entella per avere Sini o Iacoponi e viene proposto anche a mezza serie C. Ritorna in mente la corte serrata del Foggia: Zito disse no mettendosi non solo le mani in tasca (l’8 gennaio 2016 ha firmato per mezza stagione più altre tre, a 180mila euro annuali) ma anche una mano sul cuore. Fa fede, infatti, il lungo messaggio inviato ai tifosi granata e ai detrattori a fine torneo, dopo aver incantato con una partita “alla Ribery” nella gara verità di Lanciano: «Nessuno credeva in questo traguardo della salvezza. Tutti mi dicevano.. lasci il contratto con l’Avellino e vai là a retrocedere? Nemici, siete stati la mia forza e di una città incazzata e innamorata. Sorridete e bevete».

Conclusione con riferimento auto ironico, in replica ai vecchi tifosi che l’anno scorso ad Avellino, nel primo derby da granata, l’avevano accolto con una scritta ingiuriosa e il boccale di birra sullo striscione di “benvenuto”. Con quelle parole in salsa granata aveva rapito il cuore della gente; col piede sinistro, invece, aveva deciso Lanciano-Salernitana. Assist spacca partita al 9’ per Donnarumma, poi il gol bellissimo al 21’, tante magie: uno Zito così non l’avevano mai visto, a Salerno. Con personalità, intuizione, la genialità era diventato un calciatore importante, uno della vecchia guardia. Non è bastato. Con Sannino ha perso quota dalla sfida al Pisa, quando il tecnico ha deciso di disporsi col 3-5-2 per proteggere la difesa e anche per trovare una posizione a Rosina sulla trequarti, senza escludere le due punte.

Zito ha partecipato per 14’ alla gara d’addio di Sannino, la sfida alla Pro Vercelli, e poi con Bollini si è preso i fischi del San Nicola di Bari per 16’ (vecchia storia: con l’Avellino mimò il gallo per esultare), poi la scena a Frosinone per 59’, la panchina col Carpi, 45’ con l’Avellino, giocati bene, e 39’ col Perugia. Spezzoni, non la continuità e il minutaggio da titolare che vengono riservati a Della Rocca e Busellato. In totale, 808’ per l’eroe di Lanciano. Busellato ha macinato il doppio dei minuti (1624) e Della Rocca 1379. Busellato ha giocato le ultime sei da titolare. Tredici delle ultime 15 da titolare per Della Rocca: fanno eccezione le sfide al Latina (sostituito al 41’) e al Frosinone, assente. In Ciociaria toccò a Zito. Lui in campo se manca Della Rocca. In inverno sarà ancora amore eterno o ripensamento?

 

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