LA STORIA

Zenga, lacrime al Vestuti e la “fuga” di Tom Rosati

Quella partita del 17 dicembre 1978 con i nerazzurri all’epoca primi in classifica

Partiamo dalle fotografie rigorosamente in bianco e nero. Certificano lo scoop del noto fotoreporter Giovanni Liguori , realizzato domenica 17 dicembre 1978 nello stadio “Vestuti” gremitissimo. Il Pisa è capoclassifica e Liguori entra in azione dopo 12 minuti, riprendendo una scena inconsueta: un portierino diciottenne in lagrime che se ne esce volontariamente dal terreno di gioco.

È l’acerbo Walter Zenga , il quale si autoaccusa della bruciante sconfitta che si sta delineando e lascia il campo smarrito e pentito dei due errori commessi. Non si reputa all’altezza di giocare la partita di cartello della dodicesima giornata di un torneo che la Salernitana ha affrontato sballottata dalla solita crisi societaria. Per risolverla Enzo Paolillo , elegante ex enfant prodige della combriccola del Bar Corso, aveva dato una bella spallata all’amico Francesco Benvenuto e si era impadronito della poltrona di presidente. Poco male, solo che la squadra si era allineata allo start con ben tre…allenatori, ingaggiati dai dirigenti in disaccordo tra di loro e sparpagliatissimi. Rimase Tom Rosati per realizzare l’impresa della promozione riuscitagli nel 1965-66 mentre gli altri due, Giacomino Losi e Franco Viviani , con molto fair play, rinunziarono a ogni bega legale.

La metafora della squadra bella e impossibile la completarono la sconfitta con il Pisa (1-2), la fuga in lacrime del portiere e la contestazione finale dei tifosi a Rosati costretto a rifugiarsi, insieme con l’arbitro, nel pullman dei pisani per sfuggire ai soliti “giustizieri” di giornata. Rosati aveva gestito ben quattro portieri e il più giovane, Zenga, proveniva dai primavera dell’Inter. Era alto, braccia lunghe e mani larghe come due pale e lo schierò alla quarta giornata contro il grintoso Campobasso che non prometteva nulla di buono. Infatti il portierino si inchinò quattro volte e finì fuori squadra. All’arrivo al “Vestuti” del Pisa dall’attacco micidiale, l’allenatore rispolverò l’acerbo Walter e lo mandò allo sbaraglio.

Prima punta dei toscani era Claudio Di Prete , che mai si sognava di far piangere colui che sarebbe diventato per 58 volte l’estremo baluardo della Nazionale italiana. Proprio in quella partita Di Prete si trovò a esercitare, inconsapevolmente, una sorta di ipnoterapia nei confronti del portiere avversario, che rimase immobile e stralunato su due tiri affatto imparabili. Dal 3’ al 12’ Zenga sprofondò in nove minuti da incubo. Il primo pallone gli rotolò sotto la pancia e sul secondo tiro calcolò che sarebbe finito fuori. Il ragazzino si rese subito conto della sua ignavia, guardò gli spalti muti e sbigottiti e decise di non prolungare oltre la sua debacle. Piangendo allontanò l’allenatore, che cercava di rincuorarlo, salutò il pubblico, che aveva incominciato generosamente ad applaudirlo, e, incurante del fotografo che lo attendeva al varco, biascicò una minaccia da diciottenne stizzito: “Io con il calcio chiudo qui!” Invece da quelle lagrime nacque la lunga leggenda che tutti conosciamo. Nell’immaginario collettivo l’Uomo Ragno di Steve Ditko uscì dai fumetti e assunse il nome di Walter Zenga.

L’ex umiliato di Salerno fu proclamato per tre anni consecutivi dall’IFFHS miglior portiere del mondo. Vinse uno Scudetto, una Supecoppa e due Coppe Uefa. Disputò due Mondiali, gli Europei e perfino le Olimpiadi. Zenga di qua e Zenga di là. Rivale di Stefano Tacconi . Rubacuori irresistibile. Divo televisivo. Andò a giocare negli Stati Uniti e lo ritrovammo postino in bicicletta a “C’è posta per te”. Non è finita. Allenò in otto Nazioni diverse, perfino nello straricco Dubai. Infine - ed è di questi giorni - Walter Zenga si accomoda sulla panchina del Cagliari in attesa di qualche altro eclatante “ coup de theatre ”. Gli auguriamo ancora tanta fortuna. Ma chissà se si è ricordato mai delle calde lagrime versate in Salernitana-Pisa del 1978 e fotografate da Giovanni Liguori.