«Vincenzo merita fiducia e non va lasciato solo»

Galderisi rivive la sua esperienza sulla panchina granata e invita alla pazienza «È bravo, umile e ha grande entusiasmo. La squadra mi piace: niente isterismi»

SALERNO. «È stato scelto Torrente, che è preparato, e ora si vada avanti. Occhi alti verso l’obiettivo che è innanzitutto il consolidamento in B, mai occhi bassi mugugnando per un ko. Se un allenatore resta nell’angolo, solo con i propri dubbi e scelte, perde fiducia e ascendente». C’è tanta autobiografia nei consigli di Nanu Galderisi, salernitano del quartiere Fratte, ex allenatore della Salernitana in C2, poi sollevato dall’incarico. Della sua esperienza e degli strascichi parla poco, non avrebbe neppure senso ora. Infatti il passaggio è breve ma non rabbioso, perché l’oblio del tempo ha mitigato tutto: «E’ abbastanza evidente quello che è successo a me, pure abbastanza grave. Resta, però, l’affetto grande per Salerno e la Salernitana, per il colore granata sulla pelle, che nessuno mi toglierà».

Perché è sempre dura la vita per un tecnico della Salernitana?

«La piazza ha ambizioni altissime, c’è una proprietà esigente, talvolta si sconfina nella riflessione tattica ma un allenatore che ha le proprie idee le porta avanti. Torrente è molto bravo e faccio il tifo per lui. Sono convinto che troverà la quadra e uscirà a testa alta da questo piccolo momento d’impasse che poi è legato ad una sola partita, a Crotone. Per il resto, 8 punti non sono pochi. La squadra è buona, ma ci vuole unità d’intenti».

Sta mancando lei?

«A volte il giudizio mutevole è legato all’esito di una partita e questo meccanismo in B si accentua, perché è un torneo lungo, difficile, con tantissime gare ravvicinate. Basta un’inezia per trovarti in alto e in basso. In questi momenti, bisogna evitare i due estremi: esaltazione e depressione fanno molto male a una squadra di calcio e a chi l’allena. Tutti devono remare dalla stessa parte, altrimenti diventa un campionato difficile. L’entusiasmo di Salerno c’è, la passione per la Salernitana è forte. Quindi nel male e nel bene l’ambiente è sempre una forza per i granata e mai una difficoltà. Salerno è sempre un test di prova importante per gli allenatori e li fortifica. Il mio concittadino Torrente saprà tener testa a tutto e tutti».

Torrente ha provato col 4-4-2 a Crotone ma ritorna al “suo” 4-3-3, perché non ha avuto risposte. Fa bene?

«Le riflessioni di un allenatore sono importanti, vanno rispettate e sostenute. E’ facile dire, chiacchierare di moduli a distanza e non avere sotto controllo la squadra. Uno come Torrente deve portare avanti il suo lavoro guardando a tutte le soluzioni per migliorare la squadra. Fondamentale che la società supporti, stia vicino e non gli metta il bastone tra le ruote perché non è il modo di fare calcio. I risultati positivi saranno una conseguenza ovvia, se tutti faranno un buon lavoro. Non bisogna avere fretta nel ricercare traguardi suggestivi ma lavorare con costanza. La squadra è buona, mi piace».

In cosa la convince?

«E’ tignosa, ha l’esperienza giusta e gli uomini giusti, alcuni dei quali da ritrovare. Ci vuole pazienza per ritrovare Coda: appena starà bene, darà risposte. In mezzo al campo ci sono giocatori di spessore. Gabionetta si esalta, è la luce della Salernitana e la squadra deve lavorare per lui. La cosa importante è avere gli occhi alti, fiduciosi, senza sospirare sempre. Il segreto della vittoria è dar fiducia all’allenatore: se lo scegli, devi anche blindarlo alla prima, seconda e terza sbandata. Torrente lo conosco bene: mi ha marcato tante volte contro Verona, Juve, Milan. Da allenatore ha conservato determinazione ed umiltà. Faccio il tifo per lui: avanti Vincenzo».