«Vallo è pazza di felicità per la Gelbison»

Il “sindaco” Manzillo: pronto a radermi a zero se restiamo in vetta alla classifica. Ma domenica occhio alla Cavese

VALLO DELLA LUCANIA. Qualcuno, scherzosamente, ha iniziato a chiamarlo “sindaco”. Tra gli amici, quelli più stretti, il nuovo appellativo sta sostituendo quello che si portava dietro da adolescente: “Ned”, acronimo di end e solitamente errore commesso alla chiusura dei primi programmini d’informatica studiati. Damiano Manzillo, 26 anni, con un diploma di ragioniere informatico, è un po’ il primo cittadino della Gelbison: governa il centrocampo, governa soprattutto la squadra che è sua, finalmente sua.

Nato a Vallo della Lucania, orgoglioso delle proprie radici, da quest’anno il regista della formazione capolista può comodamente vivere a casa, nella piccola frazione di Angellara, con papà Rosario (che è pure il suo procuratore), mamma Anella ed il fratellino più piccolo Gianluca, che ha smesso col calcio per studiare Economia (la sorella maggiore è sposata e vive a Mercato San Severino). E gli ultimi due lunedì son stati atipici, incredibili, da sogno per lui che lo sta vivendo sulla pelle per quel legame d’appartenenza forte con il proprio paese: «È come se fosse cambiata l’aria - racconta - Esci per strada e noti più entusiasmo, più sorrisi, si parla molto più di calcio e la squadra inizia davvero a piacere a tutti». Non solo a quegli impavidi 60 tifosi che han raggiunto domenica scorsa Lamezia Terme: «Un’emozione pazzesca. Da tempo i tifosi non seguivano fuori casa la Gelbison».

Piace praticamente a tutti la Gelbison imbattuta, tosta e capolista: per come vince (con ardore) e per quanto convince domenica dopo domenica, seppur sia costata un decimo del Messina o del Savoia che lassù dovrebbero starci, ma son precedute da un incomodo inatteso. È un’anomalia per Vallo della Lucania ed è lo stesso Manzillo a riconoscerlo con grande onestà: «Nulla togliendo alla passione per il calcio, che c’è sempre stata, pure quando la Gelbison giocava in Promozione o in Prima Categoria, Vallo è una comunità particolare. È piccola e chiacchierona. Ognuno sente di poter dire la sua su qualsiasi argomento e crede anche di poter influenzare. Poi a volte guarda con diffidenza a chi viene da fuori. Insomma, è una comunità strana e un po’ contraddittoria. Ed il bello - aggiunge Manzillo – è che col calcio siamo riusciti, almeno per ora, a riunire tutti sotto un unico pensiero di felicità. Ed io, da vallese doc quale mi sento, ne vado ancora più fiero».

L’anno scorso Longo fece di tutto per averlo, ma con Santosuosso gli si chiusero troppo gli spazi ed andò via ad Isernia. Quest’anno è il leader incontrastato della mediana: «Di leader in questo gruppo ce ne sono tanti. Penso a Senè e Galantucci, oppure al gigante Pascuccio. Io mi accodo e son felice d’avere più opportunità rispetto alla passata stagione: per me è un riscatto che vale tanto». Ritrovarsi primo è una sensazione stupenda: «L’ho provata solo una volta, per poche giornate, a Sapri: poi il Siracusa di Auteri stracciò tutti». Restare lassù sull’Olimpo sarebbe il massimo della vita: «Raserei a zero i capelli se accadesse questo miracolo, ma è meglio frenare adesso. Meglio allora volar basso e pensare alla prossima: il derby con la Cavese».

Filippo Zenna

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