«Troppe novità La Salernitana avrà difficoltà»

Antonio Capone “gioca” la gara del Partenio Quattro stagioni in granata, una in Irpinia

SALERNO. Oltre centotrenta presenze in maglia granata condite da trenta gol. Antonio Capone è partito dalla Salernitana - squadra della sua città - per poi passare all’Avellino per il salto di categoria. L’elevata dose di talento, oltre che a farlo ribattezzare “Il brasiliano”, lo portò a Napoli, in massima serie, dove incantò i partenopei per cinque stagioni.

«Arrivai addirittura nella lista dei 40 per il mondiale in Argentina». Poi l’infortunio ai legamenti, la pubalgia ed una carriera falcidiata da tanti infortuni che però non cancellano l’immensa classe che ha esportato sui campi di tutta Italia.

C’è qualcuno alla Salernitana che le somiglia un po’?

«Nelle movenze forse mi somiglia un po’ Gabionetta, uno che ha anche tanta tecnica, tipico dei brasiliani».

Perché lasciò la squadra della sua città per l’Avellino?

«La Salernitana doveva 120 milioni entro il 1 aprile all’Avellino per aver acquistato Fei e Cappelletti. A dicembre il presidente degli irpini arrivò a Salerno e disse che se non avessero pagato in tempo avrebbe preso un calciatore dai granata. Presero me, a fine campionato mi arrivò la lettera di convocazione da parte di entrambe le società. Chiamai la Lega Nazionale a Milano e mi venne detto che ero un giocatore dell’Avellino dove poi feci un bel campionato con undici gol».

C’è stato anche il Napoli nella sua carriera. L’esperienza più bella?

«Quella di Napoli, ovviamente. La serie A è tutta un’altra cosa, passai dai 10.000 del Vestuti agli 80.000 del San Paolo. Ho degli splendidi ricordi anche di Salerno e Avellino, due piazze caldissime con dei tifosi spettacolari. Lì ho fatto la gavetta e sono esperienze che mi hanno permesso di fare il salto in massima serie. L’unico problema però è che io sono di Salerno. Si sa, quando sei del posto hai mille occhi addosso. Se fai una partita buona è normale, appena sbagli una piccola cosa iniziano le critiche. Ma nessuno è profeta in patria…».

Il calcio di oggi è cambiato parecchio rispetto al suo?

«Non è che mi piaccia chissà quanto questo calcio. Non per quello che si vede sul campo, perché comunque ci si è evoluti e c’è sempre più tattica da parte di tutte le squadre. Ma è cambiato troppo, ci sono sempre televisioni in mezzo, sponsor e soldi che quasi distolgono l’attenzione. Non c’è più l’attaccamento alla maglia di una volta, i procuratori sono capaci di far cambiare tre squadre nel giro di sei mesi ai loro calciatori».

Passiamo al derby. Dopo la gara di andata si aspettava di ritrovare questa classifica?

«No, credevo che la Salernitana potesse fare un campionato diverso. Non dico che doveva puntare ai playoff ma speravo almeno in una situazione di classifica assai più tranquilla».

Cosa ha pesato di più? La pressione per il ritorno in B o la sfortuna degli infortuni?

«Un po’ tutte e due le cose. Anche se Torrente è stato quasi sempre costretto a scelte forzate. È un buon allenatore ma ha avuto tante sfortune. La difesa sempre piena di problemi, Gabionetta - l’uomo più importante della squadra - ha spesso giocato in condizioni fisiche non perfette, in alcuni casi anche con infiltrazioni e tutto ciò ha avuto ovviamente parecchie ripercussioni negative sull’intera squadra».

Dove deve muoversi sul mercato la società?

«In difesa e centrocampo. La Salernitana ha tanti buoni giocatori ma la Serie B è tosta per davvero. È una squadra anziana, ha preso in estate giocatori un po’ in ritardo con la condizione ed in un campionato del genere ci vuole dimestichezza, gente che sappia tenere un passo diverso e correre per novanta minuti. Basta vedere il Crotone: hanno un ottimo allenatore ma anche tanti ragazzi pieni di voglia e determinazione»

Che partita si aspetta?

«Mi auguro innanzitutto che ci sarà lealtà in campo e sugli spalti. L’Avellino è in uno strepitoso periodo di forma ma i derby sono sempre gare a parte. È probabile che la Salernitana trovi però qualche difficoltà nel far adattare i nuovi acquisti».

Per chi farà il tifo?

«E’ ovvio che ho più simpatia per la Salernitana essendo di qui. Ma se dovesse finire con un pareggio sarei felice lo stesso».

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