L’INTERVISTA

Tricarico, “soldatino” tuttofare «La ricetta? Dedizione e fiducia»

SALERNO. Nel calcio bisogna esser bravi a reggere la vetrina ma anche maturi e pazienti per accettare l’iniziale retrovia, sopportare lo scetticismo. «Poi quando il mister dice “scaldati” - e a me...

SALERNO. Nel calcio bisogna esser bravi a reggere la vetrina ma anche maturi e pazienti per accettare l’iniziale retrovia, sopportare lo scetticismo. «Poi quando il mister dice “scaldati” - e a me Breda lo disse a Como - ti giochi tutto nella mini partita». La storia in granata di Andrea Tricarico, soldatino per vocazione e struttura fisica, somiglia a quella che potrebbero vivere Capua e Perpetuini a Prato.

Tricarico, quando entrano “i secondi” le motivazioni si raddoppiano?

«Il calciatore che aspetta il turno e poi incassa fiducia è ancor più determinato. Capua e Perpetuini se la giocano ma non escludo un ritorno all’antico: Volpe sta ricoprendo benissimo un ruolo diverso rispetto a quello che ha sempre fatto. È un centrocampista di ruolo, può essere pure che venga impiegato lui al posto di Pestrin».

Altrimenti ci sono i gregari come lei. S’offende se la chiamano così?

«No. Anzi, può essere parola fine a se stessa, o di sprone: se entri e giochi bene, metti in difficoltà l’allenatore che poi ti schiera la domenica successiva da titolare. Ciò può avvenire solo attraverso determinati comportamenti: dedizione al lavoro, rispetto delle scelte del tecnico, rispetto dei compagni, impegno triplicato».

La chance di Tricarico in granata?

«E’ capitato in B e anche nell’ultimo periodo di Breda quando venivo utilizzato a sprazzi e poi a Como venni impiegato negli ultimi 20’. Mi giocai tutto, feci bene, risultai tra i migliori e ritrovai continuità».

Che effetto le fa sapere di Fabiani alla Salernitana?

«Mi fa enormemente piacere, gli posso solo augurare di ritornare nel calcio che gli compete. Non lo dico per leccare, ma perché ho stima prima dell’uomo e poi del dirigente. Mi volle a tutti i costi: venne a Lanciano a riprendermi, fece di tutto per portarmi a Salerno. Ripagai la sua fiducia in prestazioni. Vinsi il campionato facendo 14 partite su 15 da titolare. Poi mi sono tolto la soddisfazione della B giocando 52 volte. A lui mi lega un rapporto di stima particolare. Per lui esistono diritti e doveri e quando rispetti le regole in maniera dignitosa sa essere rispettoso come dirigente. Sa farsi sentire negli spogliatoi. Lo fece col Martina: 0-0 a fine primo tempo, venne a spronarci tutti, arrivò la strigliata».

Chi vince i playoff?

«Se il Lecce non arriva prima e non subentrano incroci nei quarti, in finale può giocarsela con la Salernitana che però ha un’arma in più, i tifosi. Ogni settimana leggo 10mila-11mila sugli spalti, un altro pianeta. Ho vissuto l’emozione dei 32mila col Pescara».

Pure lì, da cavallo in corsa, ricorda?

«Giocai titolare con Sasà Russo. Balzai nella finale perché Soligo era squalificato: aspettava quel giorno da tre anni ma dovette fermarsi».

Ha più visto Lombardi?

«No. Siamo in attesa di sviluppi nei prossimi giorni. I soldi sono stati bloccati».

Il presente e il futuro?

«Vorrei giocare ancora per un po’. Il presente con la Gelbison è una nuova esperienza: siamo quasi alla salvezza. Vivo in un ambiente sano e pulito».