EQUITAZIONE

Talento e sacrificio, la sfida di Adriano

Il 18enne ebolitano Di Canto, promessa che è già realtà: «Autentica emozione quel giorno della convocazione in Nazionale»

La salernitana che fu terra di cavalli, dal lavoro nei latifondi della piana del Sele alle olimpiche, trionfanti, meteore di Posillipo, Merano e Fiorello, ha, oggi, un promettente campioncino, il cui nome è già andato a risultato nei circuiti nazionali e oltre confine. Lui è Adriano Di Canto , 18 anni lo scorso febbraio, 190 centimetri di classe, umiltà, calma e sacrificio. Uno sportivo con la determinazione, mai palesata, del cavaliere moderno che vola alto e supera ogni ostacolo, una promessa dell’equitazione salernitana con stile, quello che ricorda Alberto Zorzi , il campione delle scuderie Stal Tops e rappresentante del Tricolore equestre e, nemmeno a farlo apposta, suo idolo. Adriano è nato praticamente in sella, alla maniera inglese, e la passione gli è stata trasmessa geneticamente dal padre, atleta anche lui. Dopo una brevissima esperienza in una scuola di equitazione di Pontecagnano, ha mosso i suoi primi veri passi nella scuderia di famiglia, a Eboli, e sede di un piccolo allevamento di Purosangue inglesi.

Sotto la guida di Aldo, l’istruttore dell’infanzia e del cuore, ha partecipato ai primi concorsi ippici di salto ostacolo. Il suo primo cavallo è stata la grigiettina Gelosya. «Avevo 8 anni - racconta - e quella cavallina, con la quale aveva già gareggiato mio padre, è stata per me fondamentale. Una maestra eccezionale. Con lei ho fatto la prima competizione agonistica a Napoli, una B 100, e devo tutto al suo carattere galoppante e deciso che mi ha fatto acquisire nel tempo sicurezza e coraggio». Con la stessa, nel 2014, ha conquistato il secondo posto ai campionati Centro Meridionali. Orgoglio della sua famiglia, grazie al fratello Donato, suo grande tifoso e primo sponsor, ha conosciuto il cavaliere belga Ignace Philips e sua moglie, Jane Richard , amazzone elvetica, del circolo ippico torinese “La Madonnina”. Uno stage di un mese a Vinovo all’età di 15 anni, un po’ di pendolarismo Sud/Nord e poi il trasferimento, da circa due anni, con casetta in scuderia. «Con Ignace - prosegue - ho iniziato a competere all’estero. Moltissime le tappe tra Monte Carlo, Cannes, Austria, Olanda e da ultimo la Spagna. Il primo compagno degli agoni internazionali è stato C’est moi de L’obstination».

Il Purosangue che ha portato Adriano ai primi grandi successi. Uno splendido esemplare in eleganza, imponenza, dolcezza e nervi tesi con il quale ha ottenuto il primo posto al Global Champions Tour di Valkenswaard in Olanda, nel 2018. In Normandia, invece, ha partecipato alla sua gara più vertiginosa, il Gran Premio di altezza 155. Ma la chiamata più bella è stata quella nella Nazionale Giovanile Juniores nel 2019. Galeotto fu, nel settembre del 2018, l’argento in sella a C’est moi ai Campionati Italiani di Arezzo, cui è seguito uno stage con gli osservatori Fise, Giorgio Nuti e Piero Coata . «La convocazione - ricorda - fu un giorno di emozione e contentezza pura, ma il più commosso era papà». Istantanei i traguardi in azzurro con la vittoria della Coppa delle Nazioni a Gorla (Milano) nel 2019. Oltre a Gelosya e C’est moi, a costellare il suo percorso in ascesa ci sono la grigia Taormina, Vai in alto, con buoni risultati alla fiera di Verona, Leonardo Van’t Roosakker e Kastaar De Laubry, alle prime esperienze, Mister Sall e il promettente giovane Cornado. Quest’anno, prima dell’emergenza Covid e del blocco totale, Di Canto ha gareggiato per un mese in terra iberica, a Vejer de la Frontera.

«Essendo atleti d’interesse federale - continua - abbiamo il permesso di allenarci a porte a chiuse. Prima del lockdown sono riuscito a tornare a casa ad Eboli e ho portato con me C’est moi, Leonardo e Kastaar da Torino con i quali mi alleno ogni giorno, dando anche un aiuto all’allevamento». Vista la situazione, sono saltati quasi tutti i concorsi e resta difficile fare un pronostico sui prossimi impegni sportivi. Una tappa da raggiungere, però, c’è: l’esame di maturità all’istituto agrario che tratterrà Adriano a Eboli oltre il 3 giugno. Degno di menzione, quale simbolo di ripartenza e di buon auspicio, il fiocco azzurro in scuderia Di Canto la scorsa settimana. «Non immagino la mia vita non in sella - conclude - . Un cavaliere ha una carriera longeva, anche fino a 60 anni. Ma se dovessi scendere, rimarrei nel settore. Il cavallo è intelligenza, sensibilità e fiducia e a questo non potrei mai rinunciare».

Cljo Proietti