Il caso

Stendardo fa l’esame a Salerno, furia Atalanta

SALERNO. A Fisciano, dentro l’aula, uno dei tanti: 1200 aspiranti avvocato alle prese con la prima delle tre prove scritte. Fuori, però, il fragore di quella presenza dietro un banco - e ancor di...

SALERNO. A Fisciano, dentro l’aula, uno dei tanti: 1200 aspiranti avvocato alle prese con la prima delle tre prove scritte. Fuori, però, il fragore di quella presenza dietro un banco - e ancor di più - di quell’assenza dall’albergo dove l’Atalanta consumava le ore della vigilia della sfida di Coppa con la Roma, aumentava fino a diventare clamore, scalpore dopo le parole di Colantuono. Guglielmo Stendardo ieri mattina s’è presentato puntuale all’appuntamento: prima prova (parere civile) dell’esame di Stato (presso l’ordine di Salerno) per l’abilitazione ad avvocato. Apertura della busta e consegna del materiale alle ore 10.30, 7 ore per completare la prova. Tenuta casual, modi impeccabili, niente parole se non un «io a quest’esame tengo molto», ha consegnato qualche minuto prima della fatidica campanella. Lontano, erano tuoni e fulmini. «Siamo professionisti ben pagati. L’esame di avvocato non si fa ogni giorno, ma ogni anno sì...». Così Colantuono ha spiegato il caso: Stendardo era tra i convocati ma ha preferito l’esame di avvocato, incappando nell’ira del club e in una multa. «Dobbiamo essere sempre a disposizione di chi ci dà da mangiare, poi si possono fare delle deroghe, che io spesso ho concesso. Stendardo l’altra volta lo accontentai. Ci siamo confrontati con la società, ne abbiamo parlato assieme, Stendardo ha deciso di fare questa cosa e se ne assumerà la responsabilità. Mi auguro voglia ancora giocare a calcio fino a che ne avrà voglia. Non è che c’è l’impellenza di esercitare la professione nei prossimi mesi». Oggi seconda prova (parere penale), domani quell a scelta. Stendardo avrà conservato la serenità necessaria?