L'INTERVISTA

Sogno Oristanio, un gol Mondiale

Il talento di Roccadaspide porta l’Italia U17 ai quarti, il papà Rosario: «Ha sorpreso pure me»

Anno 1990, Agropoli: al vecchio “Landolfi”, il campo ora diventato un parcheggio, sulla fascia destra c’era un’iradiddio. «È il calciatore più forte che abbia mai vestito la maglia dei delfini», ripetono ancora oggi tanti supporters biancazzurri riavvolgendo il nastro dei ricordi e pensando a Rosario Oristanio, l’ala destra simbolo della squadra di patron Barlotti e di mister Sabia che per la prima, storica volta vinse il campionato di Promozione, conquistando la serie D. Anno 2019, Vitoria: in una sera di novembre è di nuovo un Oristanio ad illuminare il mondo del calcio. E questa volta non si accontenta della “capitale del Cilento”. Gaetano Pio, 17 anni, il figlio di quell’ala di Felitto che incantò Agropoli prima di approdare fra i professionisti, regala la qualificazione all’Italia Under 17 nei Mondiali di categoria: prende il pallone fra le mani e, a un quarto d’ora dal termine del match con l’Ecuador, si inventa la giocata che cambia la storia. Dai 30 metri, con un sinistro magico, direttamente da calcio di punizione disegna una parabola imprendibile per il portiere sudamericano. È il massimo a cui potesse aspirare questo giovane partito da Roccadaspide “nel nome del padre” e che, adesso, permette alla squadra del ct Carmine Nunziata di affrontare i padroni di casa del Brasile nei quarti di finale, alla mezzanotte tra lunedì e martedì. Un autentico sogno che trova conferma e nuove speranze nelle parole del papà, 54 anni, una vita da calciatore e ora professore d’educazione fisica all’istituto Parmenide di Roccadaspide. Un idolo nel Cilento che, adesso, a distanza di tanti anni dalle sue prodezze, è stato “oscurato” dal figlio. Un talento cristallino.

Rosario Oristanio, ha visto la partita?
Assolutamente sì. Vedere segnare Gaetano in quel modo mi riempie il cuore d’orgoglio.

Una sensazione unica.
Quando l’ho visto che si apprestava a calciare quella punizione, ho avuto qualche dubbio. Da quella distanza non aveva mai segnato. E, invece, si è inventato un capolavoro, una traiettoria che è riuscita ad ingannare anche il portiere. Forse è il gene di famiglia. Anche io ero bravino sulle punizioni...

Ad Agropoli in tanti sostengono che lei sia stato il calciatore più forte che abbia mai indossato la maglia dei delfini.
Mi sono divertito. Tanto. Ho giocato due stagioni come esterno offensivo a destra di centrocampo: mi piaceva più attaccare che difendere e, infatti, feci tantissimi gol. Addirittura 19 in serie D. Fu il mio trampolino di lancio per i professionisti.

Di padre in figlio, il talento è questione di famiglia. Delle qualità di Gaetano se ne parlava già da qualche tempo.

L’ho cresciuto anche calcisticamente, si è allenato con me sui campi di Roccadaspide e della zona dai 5 ai 14 anni. Lo feci tesserare, poi, dalla Peluso Accademy per consentirgli di partecipare a un campionato regionale.

E poi arrivò l’Inter...

Sì, ma fu cercato anche da altre squadre. Lo volevano l’Atalanta, la Fiorentina, la Juventus.

Cosa vi fece scegliere l’Inter?

I nerazzurri per il settore giovanile sono il top d’Italia. E poi ha fatto felici anche il nonno e lo zio che sono tifosi sfegatati dei meneghini.

Tanti trionfi con i nerazzurri fino all’approdo in Primavera. Anche Conte lo sta tenendo d’occhio.

I primi tempi a Milano per Gaetano non sono stati semplici. Si è trovato catapultato da Roccadaspide in una realtà enorme. Io e mia moglie andavamo a trovarlo ogni due settimane per fargli compagnia. Adesso, però, si è ambientato. Sta benissimo. E il gol su punizione in Youth League sul campo del Barcellona è un’altra dimostrazione della sua crescita.

Fra i compagni con cui ha legato di più c’è Sebastiano Esposito, l’attaccante che ha già esordito con i “grandi”.

Sono due campani, parlano la stessa lingua dentro e fuori dal campo. Sono davvero legatissimi.

Come ha preso Roccadaspide quest’esplosione?

Faccio il professore di educazione fisica all’istituto Parmenide, stamattina (ieri per chi legge, ndr) a scuola sono stato letteralmente assalito dai complimenti. Gaetano è molto legato al suo paese, ha tanti amici qui. E molti miei alunni lo conoscono benissimo.

Torniamo alla partita. L’ha telefonato dopo il gol?

Certo, era davvero felice.

Cosa le ha detto?

Non molto sulla partita. Si è soprattutto lamentato del caldo...