l'allenatore

Sannino in tribuna furioso dopo il pareggio.

Il tecnico granata, squalificato, ha seguito la gara in contatto telefonico con il team manager Avallone

SALERNO. «Scala, scala, dite a Bernardini di scalare». Salernitana-Pro Vercelli vive da un minuto e già le urla di Sannino rimbombano nella tribuna stampa dello stadio Arechi. Squalificato, rintanato nel bunker dal quale non sbuca neppure all’intervallo preferendo affidarsi a un messaggero, il tecnico granata è un leone in gabbia, anzi nel gabbiotto, quello di Sky. Berretto di lana, occhiali, telefono incollato all’orecchio, fa un sopralluogo in tribuna vip prima della gara e poi in tribuna verde Sud per scegliere la postazione congeniale ma all’ultimo istante opta per il piano B: troppo schiacciata la prospettiva, si rischia di vedere un’altra partita, meglio infilarsi nell’ascensore e osservare tutto dall’alto. Scortato da uno steward più altri due all’esterno per garantirgli privacy, l’allenatore della Salernitana s’incolla al finestrone del box tv e ripete cinque, dieci, cento volte «Sasà, capito Sasa?». La conversazione ininterrotta, stile Lotito (che però diserta la terza gara casalinga di fila e stavolta lo segue il co-patron Mezzaroma) ha come interlocutore il team manager Avallone che fa da ponte con Fiorin, il vice allenatore impegnato per una notte a guidare la squadra a pelo d’erba.

Al solito frenetico, inquieto, Sannino sa che da cento metri la sua Salernitana non può sentirlo ma accompagna ogni azione, folata, spunto, fiammata con grida d’incoraggiamento e finanche immaginando di dettare il passaggio, come farebbe dalla panchina persa per un turno. “Sente” la partita, sa che stangare l’avversario significa svoltare, perciò la vive a modo suo, con genuinità, palpitando per i colori granata. È rintanato lì dove fu confinato il collega Cosmi del Trapani. Era la sesta giornata e Sannino vinse in sella alla Salernitana la sua prima partita casalinga. Ricordi belli che paiono concretizzarsi al 35’. «Gol.. e vai», urla il mister quando i “gemelli” del gol, che lui ripropone, confezionano l’1-0: sponda di Coda e zampata di Donnarumma. Peccato che il bomber ritrovato, troppe volte in naftalina e tante volte sostituito, non trovi il tecnico in panca per dedicargli il gol della liberazione dopo il lungo digiuno. In verità non va neppure da Fiorin, “megafono” di Sannino per l’occasione. Preferisce, infatti, manifestare la propria gioia da papà affacciandosi alla balaustra della tribuna e mimando il ciucciotto per festeggiare la nascita della sua bimba.

Pare tutto fatto, tutto a tinte granata ma i pugni di Sannino picchiano fortissimo sui pannelli del gabbiotto per sfogare la rabbia per l’1-1 della Pro Vercelli. Cosa direbbe il tecnico? Forse quello che ha urlato al telefono, amareggiato: «Tutti avanti, tutti avanti, l’avevamo in pugno questa partita». Poi va via furioso sfogandosi a caldo con alcuni giornalisti. A fine gara, l’analisi di Fiorin: «Non è il mio pensiero di calcio parlare di episodi ma siamo stati penalizzati da alcune situazioni ed è evidente. Se avessimo realizzato il secondo gol, adesso staremmo commentando un’altra partita. Fin qui in campionato abbiamo preso qualche gol di troppo e questo è un dato di fatto, però direi che a noi manca soprattutto la fase di finalizzazione e di realizzazione. Forse è anche un discorso psicologico: quando si è costretti a vincere, poi diventa tutto più faticoso. Fino al gol della Pro Vercelli - che oltre all’1-1 ha fatto pochissimo, giocando molto a scavalcare il centrocampo - c’era supremazia territoriale importante, il loro portiere grande protagonista. Ci aspettano due gare importanti ma non è detto che in due trasferte così difficili non si possa riuscire ad ottenere due risultati positivi».