Serie B

Salernitana, voglia di osare e di sfatare un tabù

Sette mesi fa l'ultimo acuto in trasferta: con la Spal serve un successo per cambiare passo

SALERNO. Il campionato della Salernitana è adesso come una matrioska, un pezzo nell’altro. Per dare sapore al pari di Cesena senza tiri in porta, i granata dovevano vincere col Trapani e l'hanno fatto. Ora accarezzano una pazza idea: battere a domicilio la Spal, che in casa soffre e prende tanti gol (già 5, solo la Pro Vercelli e il Bari tra le mura amiche hanno fatto peggio), per consolidarsi in classifica e cancellare la parola occasionalità dal proprio vocabolario sostituendola con continuità. Vincere significa imitare la squadra allenata cinque anni fa da Roberto Breda: nel 2010 sbancò con Ragusa e Litteri conquistando l’unico successo granata in cinque precedenti a Ferrara. Gli altri 4, invece, sono stati assai negativi per la Salernitana.

Al netto della statistica, però, mostrare i muscoli, blindare ancora la porta di Terracciano e fare gol in quella degli altri, insomma vincere, significherebbe spazzare via le paure residue e abbattere l’ultimo grande tabù del campionato granata. Il mal di trasferta è una scoria che questa Salernitana e alcuni suoi uomini rappresentativi si portano dietro dalla passata stagione. L’ultima gioia lontano dall’Arechi, nella stagione regolare, ha preso forma un campionato fa, non molto lontano da Ferrara. A Cesena, in una notte di lotta, tanta sofferenza e duri contrasti, la Salernitana allenata da Leonardo Menichini vide avvitarsi Ricardo Bagadur, il suo difensore centrale: il croato prese il tempo ai giganti romagnoli, compreso Djuric, e il suo colpo di testa regalò punti di platino per la corsa alla salvezza. Poi urla di gioia solo a Lanciano, nella notte più delicata della stagione, quella della finale d’andata dei playout. In campionato, però, la Salernitana si è scoperta pigra all’improvviso fuori casa: accade da un anno a questa parte.

Proprio in trasferta, invece, in serie C, aveva rastrellato l’ultimo record, cioè il numero di vittorie esterne in una stagione. Nella co-gestione Lotito-Mezzaroma, Carlo Perrone si era fermato a quota 9 raggiungendo Gipo Viani. Leonardo Menichini, invece, staccò tutti due anni fa, perché in Lega Pro guidò la Salernitana ai successi fuori casa sui campi del Martina Franca, Vigor Lamezia, Ischia, Matera, Reggina, Lupa Roma, Aversa Normanna, Melfi, Savoia, Lecce, Catanzaro e Paganese. La serie B, però, è una brutta bestia e la Salernitana in trasferta non decolla, a dispetto dell’esodo di tifosi che si porta sempre dietro. Menichini, ad esempio, ha perso poche volte l’anno scorso (a Terni e a Cagliari) ma neppure ha vinto a dismisura, solo una volta su 8 gare della sua gestione, esclusi i playout.

A Sannino, fin qui, non è andata molto meglio: alla Spezia la sua Salernitana ha accarezzato il sogno della vittoria ma poi è riuscita ad evitare l’incubo della sconfitta grazie a Terraciano; è tornata a casa da Novara senza punti e a Cesena, per ammissione del suo stesso tecnico, «non era possibile immaginare una strategia di gara diversa dal contenimento, altrimenti avremmo rischiato di rimetterci le penne». Dopo il bunker di Cesena, la Salernitana ora deve fare il salto di qualità, deve andare a comandare. «Andiamo avanti, andiamo avanti, ma dove andiamo?», urlava Sannino ai suoi, alla vigilia dell’ultima trasferta preparata puntando tutto sulla fase difensiva. Ora serve il colpo d’ala: vincere per sfatare il tabù e allontanarsi dalla palude.

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