IL RACCONTO

Salernitana, un 5 maggio di festa: è il nostro San Matteo

La sacra reliquia e la fede granata in una giornata speciale

 

SALERNO- San Matteo arriva con 139 giorni d’anticipo. È “Il cinque maggio”, l’unico che gli scolari non dimenticheranno mai al lieto sovvenire d’una prima ora tra i banchi d’una classe, di fronte ad un maestro che insegna religione. Quella granata, s’intende. Dal libro del profeta Djuric, anzi Juri, va bene lo stesso. Accade pure questo in una Salerno vestita insolitamente a festa nel cuore d’una primavera che finalmente è arrivata. “Ci scusiamo con la gentile clientela - è la locandina affissa da uno degli storici edicolanti di corso Vittorio Emanuele - ma oggi si chiude alle 17,30 per motivi calcistici”. È il giorno del patrono. Niente giornali, nessuna rivista: solo il vangelo secondo Nicola.

Salerno ingorda di pane e pallone, ma non di hamburger: “Torno subito, vado un attimo alla partita”, c’è scritto su un foglio che copre l’insegna di un locale a Pastena. Più che “Il cinque maggio”, sembra la “Quiete del dì di festa” per le strade d’una città che scaramanticamente rimane “zitt”, perché la Serenissima non rasserena.

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