Salernitana, troppi errori Il Pontedera ne approfitta

Sblocca Ginestra, Guazzo e Gustavo sprecano, Di Noia trova il jolly all’89’

SALERNO. C’è da battersi la mano sul petto, da parte di Guazzo e Gustavo, almeno un paio di volte, per espiare i peccati di mira sotto porta nella ripresa. Ma c’è anche da recitare il mea culpa, da parte di Perrone, per quell’atteggiamento tattico, tra il rinunciatario e il preoccupato, con il frettoloso ritorno negli spogliatoi di entrambi gli attaccanti titolari, nello scorcio finale di partita.

Squadra ed allenatore, al di là del fato (con quel jolly pescato da Di Noia all’89’) e dello spirito garibaldino del Pontedera, hanno le loro (grosse!) responsabilità se la Salernitana si fa riacciuffare (fortunatamente solo nel risultato, ma non in vetta alla classifica) dal Pontedera, quasi in extremis. Anche nel confronto diretto dell’andata il pari era maturato in circostanze casuali, ma stavolta a masticare amaro sono i granata. Che non entusiasmano più, che non vincono più (giusto un mese fa l’ultimo bottino pieno, poi la miseria di tre punti su dodici disponibili), che sembrano avere il braccino corto (come l’anno scorso) a sette tappe dal traguardo finale e che accusano anche un po’ di affaticamento, sia nelle gambe che nella testa.

Così il tesoretto del primato non viene chiuso, a doppia mandata, nella cassaforte granata: la promozione non è in discussione ma, forse, il primo posto è una questione ancora aperta. Specie, se la Salernitana non tornerà a mettere in campo (a proposito: quello dell’Arechi è una vera indecenza!) solidità, brillantezza e anche un po’ si sfrontatezza nel finale di stagione.

Anche Perrone, condottiero senza macchia fino alla trasferta di Campobasso, pare aver tirato il freno a mano. Te ne accorgi già dall’undici iniziale che schiera contro i toscani, rinunciando all’estro di Mounard (per quanto il suo ginocchio abbia fatto le bizze alla vigilia) e all’intraprendenza di Zampa, per ripiegare su uomini (Chirielletti e Capua) che gli possano garantire maggiore copertura, arretrando gli esterni di centrocampo (lo stesso Chirieletti e Piva) a protezione dei tre centrali di difesa, tenendo basso anche il raggio d’azione del faro Mancini e chiedendo a Ginestra e Guazzo di arrangiarsi lì davanti. Indiani fa più meno lo stesso anche con i suoi, che difendono a cinque ma spingono di più sulle fasce e, soprattutto, utilizzano Grassi più da rifinitore che da capocannoniere (20 centri) del campionato. Accade così che per una mezz’oretta le squadre quasi si annullano con due moduli tattici speculari, se si esclude (22’) un colpo di testa di Remedi sul quale Arrighini non è vincente nel tap-in. Ma su una ripartenza, più precisamente su un disimpegno di Mancini che innesta Guazzo bravo a mettere Ginestra (quattordicesimo sigillo personale) solo davanti a Leone, la Salernitana sblocca (33’) il risultato. Dazzi poi è superbo a conservarlo fino all’intervallo, alzando in corner una maligna traiettoria di Remedi (35’) e facendo da bersaglio mobile al tiro di Vettori (40’). Nella ripresa, dopo il fuoco di paglia dei toscani (Molinari sbroglia un’insidia portata ancora da Remedi, Dazzi si lascia abbagliare da qualche cross dalle corsie laterali), i granata dilapidano in contropiede: Guazzo (11’) non gonfia la rete ma scheggia il palo della porta ospite, Gustavo (subentrato a Ginestra), fa l’egoista in un paio di circostanze e indirizza, moscio (40’), tra le braccia di Leone, il pallone del 2-0. Di Noia, invece, s’improvvisa cecchino di precisione, quando Grassi si prende beffa di Luciani. C’è poco tempo (e un attacco troppo spuntato) per tentare l’assalto finale. C’è tanto tempo, invece, per i granata, per cospargersi, al 93esimo, il capo di cenere davanti ai settemila dell’Arechi.

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