SERIE B

Salernitana, Pestrin già come capitan futuro

Manca solo la firma sul rinnovo. Accoglie Torrente, plaude a Fabiani e liquida Menichini. «Ha vinto ma poi si è cambiato»

SALERNO. In attesa di sancire il suo matrimonio con la Salernitana, il capitano Pestrin parteciperà oggi da invitato (con Gori), alla cerimonia nuziale del difensore Bianchi, che diventerà sposo a Udine. Più o meno alla stessa ora, pure Trevisan pronuncerà il fatidico sì a Padova. «E gli faccio tanti auguri - scherza Pestrin, in viaggio verso il Friuli - nel frattempo spero di poter “sposare” di nuovo la causa granata. Abbiamo fatto una chiacchierata qualche giorno fa, c’è stata già una parola, quindi aspetto il mio turno, sereno».

Resterà, non ci sono dubbi. Fabiani e mister Torrente l’hanno inserito nella lista dei 18 calciatori over - a prescindere dal discorso sui calciatori bandiera cui la Salernitana quasi certamente dovrà rinunciare - e lui, Pestrin, parla da leader, s’impone, prepara il terreno alla squadra che nascerà.

Ripartirete da Cascia e Roccaporena. Ritorna in mente... un voto?

«Presso lo scoglio di Santa Rita, se possibile, ci piacerebbe tornare per ringraziare. Dovevamo andarci un paio di giorni dopo il campionato ma non tutti i compagni di squadra erano disponibili. Ora torneremo tutti insieme: sarà bello. Cascia luogo ameno. Pure a Roccaporena si lavora bene: sono stato in granata con Castori».

Che la volle in B, in granata. Prima si viveva di sospiri e affanni. Ora c’è lo smile...

«La Salernitana ha cambiato passo: società seria e sana, direttore sportivo presente che conosce il calcio e ci conosce, i tifosi vanno di pari passo e ci caricano quando serve. Quando sono ritornato l’anno scorso c’ho messo la faccia, volevo dimostrare sul campo di poter dare il mio contributo. Il mio desiderio l’ho messo al servizio della squadra».

In B per vincere o per crescere?

«In B con tanto appetito. S’è vinto ma si riparte e non bisogna adagiarsi. Mentalità vuol dire non sedersi, lottare sempre, avere fame di successo. Vogliamo misurarci. La serie B è un campionato dove tutto cambia in fretta, dunque dovremo esser bravi ad assicurarci continuità di rendimento».

Messaggi da capitano uscente e da capitan futuro?

«Lo spogliatoio è stato la nostra forza e deve continuare ad esserlo: chi arriva, unito a chi resta, saprà che questa piazza richiede un certo tipo di atteggiamento, sia mentale che in campo. E’ un tipo di lavoro che la società in serie C già ha fatto con la scelta di calciatori di temperamento e di successo. Pure con Gabionetta s’era parlottato a fine campionat. Aveva trovato una certa serenità, s’è messo pure lui in discussione e credo abbia potuto dare fin qui solo il 30% del suo valore, come giocatore e come continuità».

A domanda precisa su Gabionetta, Fabiani ha parlato di club che fanno offerte extralarge e di Salernitana che non si presterà al gioco folle...

«Un bilanciamento c’è sempre stato per tutti. La società non ha mai creato una sperequazione e ha sempre usato una linea di rigore: un modo per farci sentire uguali, una strategia che ci ha trasferito tanta forza di squadra».

Il premio promozione è arrivato?

«Il mio premio è stato la vittoria del campionato».

Più rinnovo. Solo un anno?

«È stato sempre così. Pure per sei mesi, quando mi ha richiamato Fabiani in serie C, due stagioni fa. È giusto, è la regola. Non mi devo legare ad una società al punto da diventare un peso. S’è già parlato di rinnovo e grosse novità non ce ne dovrebbero essere. Aspetto sereno il momento della firma».

Torrente un valore aggiunto?

«Lo accogliamo a braccia aperte e gli diamo un caloroso benvenuto. È preparato, equilibrato, può dare una mano. È nato in provincia di Salerno, aveva questo desiderio forte di vestire la maglia granata e l’ha manifestato. Sarà motivatissimo e la squadra ne trarrà vantaggio».

Perché è andato via Menichini?

«Non sono il proprietario della Salernitana. Quando è arrivato, c’era un pensiero di fare un campionato importante. Il gruppo s’è messo a disposizione, ha fatto sempre quadrato e non ha fatto polemiche. S’è vinto, è finito il campionato e s’è cambiato».

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