Salernitana nera di rabbia L’arbitro la manda ko

Gustavo e Ginestra firmano il 2-0, poi Martinelli “agevola” il 3-2 dell’Aquila

SALERNO. Cosa ha visto, signor Daniele Martinelli di Roma? È l’inquietante interrogativo al quale desidereremmo tanto che potesse risponderci, in tutta serenità, anche ora che i giochi sono irrimediabilmente fatti. Già, perché davvero è riuscito, con le sue cervellotiche decisioni arbitrali a senso unico (direzione abruzzese), a lasciarci basiti, dopo aver assistito live - insieme ai 6172 spettatori di fede granata, che sono usciti inviperiti dall’Arechi, lanciando di tutto sul rettangolo di gioco - agli ultimi, inspiegabili e rocamboleschi, venticinque minuti (recupero compreso) di Salernitana-L’Aquila.

Un rigore più inesistente che generoso (per fallo di Tuia su Colussi), due espulsioni (protagonisti: ancora Tuia, punito con il rosso diretto per fallo da ultimo uomo, e Rinaldi, che ha cumulato due ammonizioni, la prima per carica sul portiere e la seconda per proteste) dettate da eccesso di zelo e un gol (quello di Infantino, propiziato da un lancio di Improta) in cristallino fuorigioco, hanno finito per ribaltare clamorosamente risultato e predominio (tecnico) per un’ora abbondante saldamente in pugno degli uomini di Galderisi .

Addirittura la Salernitana pareva avviata verso un successo in assoluta scioltezza, nel debutto assoluto in Seconda Divisione. Anche senza il plotone degli ultimi arrivati (da Mancini a Ricci; da Vettraino a Denè ed Emmanuel), pure senza gli squalificati (Zampa e Perpetuini) e persino piegandosi all’imput societario di fare cassa con i contributi federali (schierando anche il terzo under Capua - il più deludente - inseme al vivace Cristiano Rossi e allo scolastico Silvestri), l’allenatore del rione Fratte aveva capitalizzato già dopo 5’ il frutto del lavoro settimanale. Tutto merito del talentuoso Gustavo, brasiliano doc nel controllare, spalle alla porta, un pallone, lontano una ventina di metri dalla linea di porta; nel sistemarselo sul sinistro e nell’indirizzarlo quasi all’incrocio dei pali, alla destra di un tramortito Testa. E il “peperino” granata all’11’ avrebbe potuto concedere addirittura il bis, se non avesse tirato floscio tra le braccia del portiere ospite, dopo una sua respinta sulla rasoiata di Tuia. Sull’altro fronte, solo una punizione tagliente di Carcione (34’) deviata in corner da Iannarilli. Finale di tempo, invece, di marca granata: con il raddoppio (41’) di Ginestra, che ha schiacciato di testa alle spalle di Testa un assist di Cristiano Rossi e con un siluro (46’) di Mounard, che il portiere aquilano ha disinnescato in calcio d’angolo. Convinti, pertanto, al rientro della Salernitana negli spogliatoi, gli applausi dei tifosi di casa.

Pratica già archiviata? Nient’affatto! Perché, nella ripresa, dopo la rinuncia troppo anticipata di Galderisi a Gustavo (un po’ acciaccato, dopo un duro contrasto, nella prima frazione) e una progressiva perdità d’intensità, di lucidità e anche di tenuta fisica, soprattutto dei “senatori” granata, la Salernitana ha iniziato ad accusare passaggi a vuoto. Anche perché il modulo (4-2-3-1), sul quale l’allenatore di casa s’è incaponito, non è sembrato affatto tagliato per esaltare le qualità dei singoli (Ginestra, in particolare) e perché l’arbitro Martinelli chissà cosa ha visto, quando (24’) ha concesso il rigore (trasformato, impeccabilmente, da Improta), quando ha favorito - con le due espulsioni tra le fila granata - il 2-2 di Pomante (colpo di testa vincente sulla linea del portiere, al 34’) e infine quando ha convalidato (44’) il gol di Infantino grondante di fuorigioco ed ha sorvolato su un paio di mani spalancante nell’area di rigore dell’Aquila. Che incubo, quest’avvio di campionato!

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