SERIE B

Salernitana, la trasferta più dura: adesso Castori sfida il “tabù Tombolato”

Dopo Cremona è caccia a un altro colpaccio “storico”. Solo una gioia 20 anni fa quando si giocava a Padova

Non sarà forse quello che la “fatal Verona” è stata per il Milan, che al Bentegodi ha lasciato per strada due scudetti nel giro di una ventina d’anni, esattamente il lasso di tempo che è passato dall’unica vittoria della Salernitana in trasferta contro il Cittadella, ma il Tombolato pure è un pezzo di terra amara per la formazione granata. A parte il blitz dell’estate del 2000 a Padova (a decidere il primo incontro ufficiale tra le due squadre valevole per i gironi di qualificazione di Coppa Italia fu una rete di David Di Michele ), l’ippocampo ha ottenuto ben poche gioie al cospetto del club veneto, addirittura nessun punto se si tiene conto dei soli precedenti disputati nello stadio di Cittadella dedicato al giovane portiere scomparso nel 1957 a seguito di uno scontro di gioco. Anzi, sono spesso arrivate sconfitte cocenti, e che più di una volta hanno lasciato strascichi non indifferenti in casa Salernitana. I granata del Nord, infatti, tra le mura amiche si sono imposti negli ultimi 5 scontri diretti, trovando sempre prestazioni convincenti, oltre che l’intera posta in palio, e dando il via, puntuale, alla crisi del cavalluccio marino.

E sono ben tre gli allenatori, a maledire la roccaforte del “Citta”, dove le rispettive panchine hanno iniziato a scricchiolare progressivamente fino all’esonero. Il primo è stato Giuseppe Sannino , che in verità ha rassegnato le dimissioni esattamente tre gare dopo la sconfitta per 2-0 griffata dalla doppietta dell’ex Gianluca Litteri , che sancì la crisi di gioco e di risultati culminata poi con il deludente pari interno con la Pro Vercelli. A sostituirlo fu Alberto Bollini , che esattamente un anno dopo, a margine della sconfitta in Veneto (a segno ancora Litteri), e a Brescia, vide i fantasmi del licenziamento aleggiare sulla sua testa, e concretizzarsi al 92’ di Salernitana- Perugia, partita giocata appena 14 giorni dopo il ko del Tombolato e decisiva ancora una volta per le sorti di un tecnico della Salernitana. Ma se due indizi sono una coincidenza, per arrivare a una prova, scriveva Agatha Christie, serve anche il terzo, che pure arriverà puntuale, nel campionato successivo, e che colpirà Stefano Colantuono , proprio il tecnico chiamato in sostituzione di Bollini, come in una sorta di nefasta ricorrenza.

A poche giornate dal giro di boa, il tris di sconfitte iniziato proprio con il Cittadella, proseguito ancora con il Brescia, e culminato con il Carpi, fece propendere lo stesso tecnico romano per la fine del suo matrimonio con la Salernitana. Anche lo scorso anno non è andata meglio dal punto di vista del risultato tanto che Gian Piero Ventura abbandonò la panchina in pieno recupero, prima che la Salernitana tornasse prepotentemente in partita dopo esser stata sotto 4-1, giustificando in un secondo momento il gesto con «un’indisposizione personale », che nemmeno però servì a spiegare il secondo tempo remissivo vissuto seduto e senza dare indicazioni alla squadra. Domani la prospettiva sarà diversa. Fabrizio Castori è secondo in classifica, punta in alto e, dopo aver ottenuto la prima vittoria della storia a Cremona, sogna ora di infrangere un altro tabù. Che, tradotto in numeri, recita un ruolino di 7 sconfitte, 2 pareggi (tra i quali il pirotecnico 4-4 a margine del celebre duello all’attacco tra Zeman e Glerean ) e nemmeno un punto conquistato al Tombolato.

Stefano Masucci